La Polonia, in controtendenza con l’Unione Europea, abbassa la soglia dell’età pensionabile, passando dagli attuali 67 anni (la soglia introdotta dal governo centrista nel 2012) a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne. Era stata la promessa elettorale del partito di destra Diritto e Giustizia ora al governo, che quindi l’ha messa in pratica. Secondo gli esperti locali, la riduzione dell’età pensionabile avrà effetto limitato sull’economia in forte crescita nell’immediato futuro, ma potrebbe pesare sul bilancio dello Stato in una lunga prospettiva. Attualmente il livello di disoccupazione in Polonia è ai minimi storici sin dall’inizio degli anni ’90 mentre c’è un’impennata della crescita dei salari. La popolazione polacca – 38 milioni – sta invecchiando rapidamente con il tasso d’invecchiamento tra i più elevati nell’Unione Europea. Secondo le stime dei sindacati, circa 331mila lavoratori potrebbero sfruttare il vantaggio del ritiro anticipato dal mondo del lavoro già nel 2018, cioè il 2,0% dei 16,3 milioni di lavoratori polacchi. Il governo stima i costi dovuti alla riduzione dell’età pensionabile in 2,4 miliardi di euro nel 2018, l’equivalente di 0,5 punti del PIL annuale.