La Commissione Europea, occupazione, affari sociali ed inclusione ha pubblicata il 20 giugno 2024 la Relazione sull’adeguatezza delle pensioni europee.
La Relazione evidenzia che i sistemi pensionistici europei hanno sostanzialmente protetto gli standard di vita dei pensionati europei di fronte alle sfide globali. La resistenza delle pensioni pubbliche, l’indicizzazione e i meccanismi di redistribuzione hanno mantenuto l’adeguatezza delle pensioni durante le crisi.
Tuttavia, si prevede che le pensioni diminuiranno, il che richiede politiche rafforzate per promuovere carriere più lunghe, cioè lavorare più a lungo unite a politiche di invecchiamento sano, perché se uno si ammala poi non può più lavorare, con mercati del lavoro inclusivi e una maggiore flessibilità nei percorsi pensionistici. La relazione chiede ulteriori riforme per garantire un’equa sicurezza pensionistica per tutti e prevenire l’aumento delle disuguaglianze socioeconomiche con l’avanzare dell’età, in un contesto di cambiamenti demografici e del mercato del lavoro.
Il Rapporto sull’adeguatezza previdenziale è composto da due volumi:
- il primo analizza l’adeguatezza complessiva delle pensioni dell’UE e l’impatto delle recenti crisi sul tenore di vita dei pensionati
- il secondo fornisce profili dettagliati dei sistemi pensionistici in ciascuno dei 27 Stati membri e in Norvegia.
Principali risultati
Le donne nell’UE percepiscono in media il 26,1% in meno di pensione rispetto agli uomini e il 5,3% delle donne non percepisce alcuna pensione. Questi divari derivano dalle differenze retributive di genere, da carriere più brevi o interrotte e da un maggior numero di lavori part-time. Si prevede che le pensioni degli ex lavoratori autonomi saranno inferiori di un terzo rispetto a quelle dei dipendenti a tempo pieno con una durata di carriera uguale. Anche i lavoratori part-time o a tempo determinato devono fare i conti con bassi guadagni e minori opportunità di maturare diritti pensionistici. Per le persone con gravi esigenze di assistenza, i costi dell’assistenza a lungo termine possono superare l’importo della pensione, evidenziando la necessità di un sostegno completo di protezione sociale.
Garantire un reddito adeguato per la vecchiaia è fondamentale per raggiungere l’obiettivo dell’UE per il 2030 di far uscire almeno 15 milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione sociale. L’UE sostiene le politiche nazionali volte ad affrontare la povertà, le disuguaglianze di genere, i prestatori di assistenza, l’accesso a cure di qualità e un’adeguata protezione sociale per gli anziani.
Le principali riforme pensionistiche attuate nei paesi dell’UE-27 recentemente si sono svolte in due contesti significativi, la pandemia di Covid-19 e la crisi energetica, che hanno portato a una grave recessione ed elevata inflazione, che hanno influito negativamente sulla situazione socioeconomica delle persone.
Di conseguenza tutti gli Stati membri hanno attuato misure temporanee eccezionali. Nel settore delle pensioni, diversi Stati hanno introdotto aumenti eccezionali e indicizzazione delle prestazioni di vecchiaia per mantenere il reddito pensionistico e mitigare il rischio di povertà.
Ma hanno altresì spostato l’accento dall’innalzamento dell’età pensionabile e l’inasprimento delle norme sul prepensionamento e a introdurre incentivi per
Maggiore attenzione è stata prestata al miglioramento del presente e del futuro
Sulle pensioni dei lavoratori autonomi, delle badanti e delle donne.
Nel periodo 2020-2023, in parte spinti dal contesto di crisi, gli Stati hanno proseguito nella linea di miglioramento dell’accesso e la maturazione del diritto a pensione, rafforzando meccanismi quali l’aumento dell’indicizzazione delle pensioni. Ma non tutti!
Alcuni paesi hanno temporaneamente ridotto l’indicizzazione delle pensioni nel periodo 2000-2019 a causa di vincoli di bilancio. Alcuni hanno introdotto regole di indicizzazione differenziate per livello di pensione, e indicizzare integralmente solo le pensioni al di sotto di una certa soglia (IT, LV, AT).
La riduzione o la sospensione dell’indicizzazione ha innescato riforme pensionistiche in alcuni paesi. Per esempio, nei Paesi Bassi, il meccanismo di bilanciamento ha costretto diversi fondi pensione aziendali e professionali ad effettuare riduzioni delle pensioni all’indomani della crisi finanziaria del 2008. Ciò ha contribuito all’accordo pensionistico del 2019 sul passaggio dai regimi a prestazioni definite (DB) ai regimi collettivi a contribuzione definita, legiferato in 2023. In Spagna, nel 2014 è stato introdotto un meccanismo di deindicizzazione per affrontare la sostenibilità finanziaria e l’indicizzazione è stata reintrodotta nel 2023.