No investimenti in armi  con i fondi pensione

I Fondi pensione vogliono investire i risparmi dei lavoratori nelle aziende che producono armi e va contro la politica degli investimenti etici assunta dai fondi pensione italiani.

Di fronte alla decisione che ha  preso la UE di armarsi perché secondo lei la guerra ormai è inevitabile, come dice  il sito valori.it alcuni fondi pensione non italiani, per fortuna, colgono la palla al balzo per includere nei propri portafogli i titoli dei produttori di armi.

Quanti italiani aderiscono alla previdenza complementare

In Italia la scelta più comune per i lavoratori dipendenti è quella di lasciare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) in azienda. Tra il 2007 e il 2023, rivela un’analisi di Moneyfarm, circa 98 miliardi di euro sono stati destinati al Fondo di tesoreria dell’Inps (per le società medio-grandi) mentre 242 miliardi si trovano nei bilanci o nel circolante delle imprese con meno di 50 dipendenti (che nel nostro Paese sono la stragrande maggioranza). Restano 97 miliardi, cioè il 22% del totale, che sono invece stati conferiti a una forma di previdenza integrativa. Dopodiché, ci sono i contratti collettivi nazionali o gli accordi aziendali che prevedono che a versare un contributo aggiuntivo sia il datore di lavoro. O ancora, i lavoratori dipendenti o autonomi che versano contributi volontari a un fondo pensione per sentirsi più tutelati.

Sempre alla fine del 2023, i fondi pensione avevano accantonato 222,6 miliardi di euro, una cifra che aumenta dell’8,2% rispetto all’anno precedente. I dati sono della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip).

Aderire a un fondo pensione significa dargli mandato di investire nei mercati finanziari facendo investimenti ESG, cioè etici, non finanziando cioè le industrie belliche, quelle che usano manodopera minorile, ecc . Ma il clima è decisamente cambiato, a partire da Stichting Pensioenfonds ABP, il fondo pensione dei dipendenti pubblici, degli insegnanti e dei poliziotti dei Paesi Bassi. Il più grande in Europa e tra i primi al mondo, con i suoi circa 500 miliardi di euro in gestione che investe già nelle società della difesa, ma cerca di incrementare questa esposizione.

Come anche il fondo pensione danese AkademikerPension (20 miliardi di euro in gestione) si prepara a chiedere ai suoi 150mila membri il via libera per disfarsi di alcune restrizioni. Come il divieto di investire in aziende che producono armi controverse. PFA Pension, sempre danese, vuole tornare a investire nelle aziende che costruiscono componenti per gli armamenti nucleari.

In Italia al momento questo problema non esiste e le imprese, assicurando di essere in linea con la legge 9 dicembre 2021, n. 220 che vieta di finanziare i produttori di mine antipersona e bombe a grappolo che però non pongono veti espliciti sulle armi convenzionali.