Giovedì 27 luglio 2017 si terrà un nuovo incontro governo sindacati nella sede del Ministero del Lavoro. L’incontro è finalizzato a fare il punto sullo stato del confronto in materia di politiche del lavoro e previdenziali.
Al centro della discussione ci sarà la cd. fase due della previdenza prevista nel verbale dello scorso anno  ma sicuramente l’incontro sarà anche occasione per discutere come bloccare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita. Una delle ipotesi è quella di istituire diverse finestre a seconda del lavoro svolto. Una posizione appoggiata dal Parlamento, con uno schieramento bipartisan che ha già visto sulle stesse posizioni i due presidenti delle commissioni Lavoro Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi.
I nodi da sciogliere sono stati già concordati nell’accordo del 28 settembre 2016 ed includono la “pensione contributiva di garanzia” per i giovani, il rilancio della previdenza complementare con la parificazione tra pubblico e privato, l’eliminazione del vincolo sulla misura dell’assegno per chi è nel contributivo (si punta a togliere il vincolo di 1,5 volte l’assegno sociale per chi esce a 66 anni e 7 mesi e ridurre da 2,8 a 1,5 volte il vincolo per chi esce a 63 anni e 7 mesi), la “valorizzazione” del lavoro di cura a fini previdenziali (la proposta dei sindacati è di uno sconto di un anno per ogni figlio e ulteriori agevolazioni per chi assiste i disabili), la rivalutazione degli assegni al costo della vita, la questione del recupero del potere d’acquisto delle pensioni, la separazione da previdenza e assistenza.
Necessariamente l’incontro servirà anche a fare il punto  sulla fase uno che è rimasta in parte ancora inattuata. Non è ancora partita l’Ape volontaria, cioè l’anticipo pensionistico garantito dal sistema bancario ed assicurativo con costi interamente a carico del pensionato, nè è ancora possibile il cumulo dei periodi assicurativi con le casse dei liberi professionisti. Manca ancora il decreto ministeriale contenente le semplificazioni per l’accesso alla pensione per gli addetti ai lavori usuranti. I Sindacati  premono poi per una revisione delle platee dei lavoratori interessati all’Ape sociale e al pensionamento con i requisiti contributivi ridotti (pesa in particolare la chiusura ai lavoratori licenziati che non hanno avuto accesso agli ammortizzatori sociali ad esempio per mancanza dei requisiti o per non aver prodotto la domanda di Naspi nei previsti dalla legge, 68 giorni dal licenziamento); si chiedono anche alcuni correttivi all’ottava salvaguardia pensionistica e la proroga dell’opzione donna in vista del sottoutilizzo delle risorse stanziate per tali canali di pensionamento.