La decontribuzione che il Governo intende introdurre con la prossima Legge di bilancio, in riferimento all’assunzione stabile di giovani, può essere uno strumento utile, a condizione che sia interamente fiscalizzata per evitare danni sul futuro pensionistico dei lavoratori.

Uno studio  della Uil dimostra che una mancata fiscalizzazione comporterebbe una riduzione permanente del 3% del trattamento pensionistico. Un lavoratore con un reddito attuale di 20.660 euro lordi annui vedrebbe, infatti, la propria pensione mensile scendere da 2.216 euro a 2.157 euro con una perdita di 59 euro.

Per rendere più equa la norma, si dovrebbe propone che la decontribuzione riguardi anche l’aliquota a carico del lavoratore che vedrebbe così aumentare il proprio reddito disponibile. Sempre nel caso del reddito medio, 20.660 euro lordi annui, una riduzione del 50% del contributo comporterebbe un aumento in busta paga di 74 euro lordi mensili, questo sarebbe un modo concreto per rilanciare i consumi e la domanda interna sostenendo, così, la ripresa economica.
Nono occorre dimenticare tuttavia che n ell’attuale sistema contributivo la pensione è calcolata sui contributi versati. Comunque la si giri, meno contributi si versano e più bassa sarà la pensione

La simulazione del Servizio Politiche Previdenziali della UIL