Dal 2019 le pensioni saranno rivalutate, per adeguarle all’inflazione, con il ripristino del meccanismo degli scaglioni, come avveniva prima del blocco dell’indicizzazione imposto dalla Fornero agli assegni.
Il ritorno alla perequazione degli assegni pensionistici per scaglioni, in vigore prima del blocco del 2012-2013, è stato oggetto dell’ultimo confronto di questa settimana tra governo e sindacati, che ha sostanzialmente confermato l’accordo siglato tra le due parti l’anno scorso sulla fase due della previdenza.
Il Ministro Poletti ha anticipato che sarà fatto anche un lavoro di analisi e verifica sulla composizione del paniere, che è alla base della rivalutazione delle pensioni.
A occuparsene potrebbe essere un’apposita commissione mista, composta da ministero del Lavoro, sindacati, Inps, Istat e collegata a Eurostat.
In pratica il recupero sarà pieno per tutti per la parte di pensione entro le tre volte il minimo (1.505 euro al mese), con un vantaggio soprattutto per gli assegni più alti.
Invece in caso di assegni che superino i 1.505 euro al mese, ci sarà una rivalutazione parziale sulla base di altri due scaglioni.
Addio al blocco Fornero
Si ritornerà pertanto ad applicare l’articolo 69 della legge 388/2000, in base alla quale le fasce di importo fino a tre volte il trattamento minimo venivano rivalutate in misura pari al 100% dell’inflazione; per le fasce tra tre e cinque volte si applicava il 90% ; per la fascia superiore si riconosceva il 75% dell’inflazione.
Con le manovre di fine 2011, a opera del governo Monti, per contenere la spesa previdenziale si è riconosciuta la perequazione al 100% solo alle pensioni di importo fino a tre volte il minimo (1402,29 euro).
Dal 2014, inizialmente fino al 2016, è stato reintrodotto un meccanismo progressivo di rivalutazione degli assegni al costo della vita, non basato più sugli scaglioni, ma sull’intero importo.
Per le pensioni fino a tre volte il minimo (1504,14 euro), l’adeguamento è stato del 100%, oltre 3 e fino a 4 del 95% ; oltre 4 e fino a 5 del 75% ; oltre 5 e fino a 6 del 50% ; oltre 6 volte del 45 per cento.
La percentuale si è applicata a tutto l’importo della pensione, per cui chi ha percepito 1.800 euro si è visto riconosciuto il 95% dell’inflazione, mentre con il sistema ante Fornero avrebbe avuto il 100% per la parte di assegno fino a 1.500 euro circa e il 95% per la quota eccedente.