L’Ufficio previdenza della CGIL nazionale ha effettuato un’analisi della proposta presentata dal Governo ai sindacati in materia di previdenza, mettendo in evidenza l’incidenza dei costi aggiuntivi e le platee dei lavoratori coinvolti.
Le misure prese a riferimento per l’analisi, sono quelle proposte dal Presidente del Consiglio dei Ministri alle organizzazioni sindacali nell’incontro del 13 di novembre scorso:
1. esenzione dall’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia legata all’attesa di
vita (5 mesi nel 2019) per 15 categorie (11 della platea dei lavori gravosi previsti
per Ape social e precoci, con l’aggiunta di 4 ulteriori categorie (marittimi, operai
agricoli, lavoratori della pesca e addetti allo stampaggio a caldo nella siderurgia);
2. revisione del meccanismo di calcolo dell’adeguamento del requisito pensionistico
legato all’attesa di vita (biennio su biennio);
3. istituzione di un Commissione, composta da Inps, Inail, Istat, Ministero del
Tesoro, del Lavoro, della Salute ed Economia, che entro giugno/settembre 2018
possa elaborare dati scientifici che mettono in relazione le diverse situazioni
occupazionali, in collegamento all’aspettativa di vita;
4. previdenza Complementare: equiparazione fiscale per i dipendenti pubblici e
silenzio/assenso per le nuove e future assunzioni nel pubblico impiego;
5. istituzione di una Commissione che studi la classificazione delle prestazioni per
permettere la separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale;
6. possibilità di definire a fine novembre 2017 le risorse non utilizzate per Ape
social, che potranno essere trasferite nel 2018 per le stesse finalità;
7. possibilità di definire a fine novembre 2017 le risorse non utilizzate per Precoci,
che potranno essere trasferite nel 2018 per le stesse finalità.
Di queste sette misure solo due hanno nel prossimo triennio un rilievo in termini di
costi aggiuntivi: l’esenzione dell’aumento dell’età pensionabile e la previdenza
complementare (punti 1 e 4).
Esenzione aumento età pensionabile
Partendo dalla platea identificata come occupazione “gravosa”, abbiamo stimato il
numero dei lavoratori effettivamente coinvolti dall’esonero dell’aumento del requisito
pensionistico per la pensione di vecchiaia.
Per via dei criteri proposti dal Governo (almeno 30 anni di contribuzione e 7 anni su
10 di lavoro gravoso nell’ultimo periodo) e per il fatto che molti lavoratori
accederanno prima alla pensione anticipata, è stato ipotizzato uno scarto sulla
platea identificata di almeno il 25%, portando quindi la platea interessata
all’esonero a 4.305 lavoratori, 3.639 nel settore privato e 666 nel settore pubblico.
Tale platea è pari al 2,18% delle uscite per pensionamento anticipato e di
vecchiaia in un anno (nel 2016 sono state 197.759 pubblici e privati).
Considerando che tale novità impatterà nel sistema previdenziale solo a partire dal
2019, il costo totale nel prossimo triennio, facendo una proiezione, sarà pari a
euro 46.066.611: nel 2018 pari a zero, nel 2019 euro 20.939.368 e nel 2020 euro
25.127.243.

Per quanto riguarda le misure inerenti la previdenza complementare (equiparazione fiscale per i dipendenti pubblici e silenzio/assenso per le nuove e future assunzioni nel pubblico impiego) è stata effettuata la relativa analisi dei costi nel prossimo triennio, alla luce di un tasso di adesione alla previdenza complementare nel settore pubblico pari al 6,4% e con una stima di crescita, effettuata dal Governo al tavolo di confronto, pari all’1,4% annuo, che ci farà arrivare in dieci anni a un tasso di
adesione pari al 20%.
E’ stato mantenuto, come prestazioni pensionistiche, i medesimi valori per i tre anni (2018-2019-2020), pur sapendo che l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne a partire dal 1 gennaio 2018 (66 anni e 7 mesi) e l’ulteriore aumento di 5 mesi a partire dal 2019, sia sulla pensione di vecchiaia che su quella anticipata, determineranno una rilevante diminuzione delle uscite rispetto a quelle avvenute nel
2016 per pensionamento (da fonte Inps: 70.391 pensioni liquidate nel 2016 per vecchiaia e anticipata).
Il costo annuo, per minori entrate Irpef per lo Stato, sarà pari a 3.833.574 euro,
che sul triennio ammonterà a 11.500.722 euro. I costi aggiuntivi a carico dello Stato (1% di versamento della retribuzione lorda)  sarà 705.600 euro nel 2018,
1.420.920 euro nel 2019 e 2.146.320 euro nel 2020, per un totale di costi a carico dello Stato nel triennio di 4.272.840 euro. Costo peraltro già contrattualizzato e quindi non aggiuntivo rispetto alla proposta.