Il 2018 è stato un anno d’oro per private equity e venture capital in Italia, dove gli investimenti hanno toccato il massimo storico di 9,78 miliardi di euro, un valore quasi doppio rispetto ai 4,93 miliardi investiti nel 2017. Le operazioni sono state 359, in salita del 15% rispetto alle 311 dell’anno prima, distribuite su 266 società da 250 società. In calo, invece la raccolta, scesa a 3,4 miliardi dai 6,23 miliardi del 2017.In calo anche i disinvestimenti a poco meno di 2,8 miliardi di euro dai 3,75 miliardi del 2017 (-26%), per 135 dismissioni in diminuzione del 33% dalle 202 del 2017 (tra questi primeggia per dimensioni l’acquisizione di Gianni Versace da parte di Michael Kors, che ha visto Blackstone vendere la sua quota del 20% del capitale nell’ambito di un deal da 2 miliardi di euro, si veda altro articolo di BeBeez).
Lo rileva l’indagine annuale condotta da AIFI, l’Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, in collaborazione con PwC-Deals, presentata ieri in occasione del convegno annuale di Aifi dal presidente Innocenzo Cipolletta e dal direttore generale Anna Gervasoni (si veda qui il comunicato stampa). Al convegno sono stati presentati anche i dati annuali del private debt, elaborati da AIFI in collaborazione con Deloitt: gli operatori di private debt hanno investito poco più di un miliardo di euro, netto aumento dai 617 del 2017, e raccolto 297 milioni, in calo dai 322 milioni del 2017.
Tornando agli investimenti, il forte aumento nei volumi è dovuto soprattutto al ritorno dei cosiddetti large e mega-deal, cioé delle operazioni per le quali i fondi hanno impegnato rispettivamente, tra i 150 e i 300 milioni di euro e oltre i 300 milioni di euro di equity. Nel 2018 ce ne sono stati 13 per un valore complessivo di equity di  5,925 miliardi di euro.
A  proposito del deal, il Giampiero Mazza, il partner di CVC a capo delle attivitò italiane, in occasione del suo intervento al convegno di Aifi ieri ha detto: “L’operazione Recordati è importante perché è la prima volta un gruppo familiare così grande affida la sua eredità a un fondo di private equity. Dopo la morte di Giovanni Recordati, era necessario un passaggio generazionale all’insegna della continuità del management, dell’impronta manifatturiera e della crescita dell’azienda, senza un suo importante contributo in termini di leva in capo all’azienda. In base a queste richieste, abbiamo strutturato il debito a livello di holding, così da lasciare libera la società operativa”. Mazza anche detto che le aziende italiane sono viste molto bene all’estero, “quasi come eroiche, perché sono diventate leader nel loro mercato o all’estero nonostante non siano mai state aiutate delle istituzioni. Però esiste anche uno sconto Italia nei comitati di investimento, dovuto alla atavica mancanza di certezza del diritto, il cui apice è stato toccato con questo governo”. Sul tema il viceministro del Ministero dello Sviluppo Economico Dario Galli, che con il suo intervento ha chiuso il convegno, ha ribadito l’attenzione estrema a tutto ciò che è economico e che vuole facilitare la vita alle imprese, pur ricordando che “il Governo stesso è una startup, quindi è normale un certo tasso di mortalità”.
Ma il dal più grande che ha coinvolto un fondo di private equity, anche se indirettamente, perché tramite una società controllata, è stata l’acquisizione di Magneti Marelli lo scorso ottobre.  FCA ha infatti ceduto il gruppo produttori di componenti auto sulla base di una valutazione di ben 6,2 miliardi di euro alla giapponese Calsonic Kansei Corp, controllata da KKR.

fonte: Be Beez