La sfida dell’inclusione previdenziale e dell’adeguatezza delle prestazioni complementari tra interruzioni contributive e posizioni multiple: un’analisi degli ultimi dati tratti dalla Relazione Annuale COVIP

In occasione della presentazione della Relazione COVIP per l’anno 2018, il Presidente Padula ha ricordato come le riforme pensionistiche degli ultimi anni abbiano determinato una più stretta correlazione tra contributi e prestazioni, ponendo il tema dell’adeguatezza del risparmio previdenziale sempre più al centro dell’attenzione. In questo contesto, la previdenza complementare – sottolinea il Presidente – “costituisce una risposta concreta rispetto al rischio di prestazioni insufficienti e può costituire un contributo ad aumentare l’inclusione previdenziale in un sistema pensionistico concepito come unitario ma articolato su più pilastri”.
Analizzando le ultime evidenze rilasciate dalla COVIP, la vera sfida per i fondi pensione sembra essere quella di centrare quest’obiettivo (favorire appunto l’inclusione previdenziale) facendo i conti con due fenomeni che sono all’attenzione dell’Autorità di Vigilanza già da diversi anni e che possono compromettere l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche complementari, ovvero gli iscritti non versanti e le posizioni multiple non tutte coperte da contribuzione.
Il fenomeno delle interruzioni contributive riguarda quella parte di iscritti che, per diverse ragioni, non partecipa con continuità a una forma di previdenza complementare e, di conseguenza, corre il rischio di non poter accedere a una prestazione pensionistica correlata ai propri bisogni. Escludendo dal computo i PIP “vecchi”, per i quali non sono disponibili dati a livello individuale, gli iscritti che nel corso del 2018 non hanno versato contributi sono 1,886 milioni, pari al 24,7% del totale. Di questi, oltre la metà non versa contributi da oltre tre anni.
L’incidenza degli iscritti non versanti è diversa tra le tipologie di forma pensionistica: più elevata nei fondi aperti e nei PIP (rispettivamente 37,5% e 31,3%); minore nei fondi negoziali e preesistenti (17,7% e 13,9%) nei quali confluisce anche il contributo dei datori di lavoro.
Negli ultimi tre anni la quota totale di iscritti non versanti è cresciuta rispetto al 22% del 2016 e al 23,4% del 2017; l’aumento è stato particolarmente rilevante per i fondi negoziali (11,6% nel 2016 e 14,9% nel 2017) a causa della diffusione del meccanismo di adesione automatica: sul totale iscritti automaticamente circa il 57% non ha alimentato la propria posizione (295mila su 520mila).
Al totale iscritti non versanti corrispondono circa 2 milioni di posizioni non alimentate. Alla crescita delle posizioni prive di versamenti ha contribuito anche il fenomeno delle posizioni doppie o multiple in capo allo stesso soggetto e che non sono tutte contemporaneamente alimentate. In totale nel 2018 gli iscritti con posizione multiple sono 728.276 (per la maggior parte doppie), con un’incidenza ancora una volta diversa a seconda della tipologia di forma pensionistica ma anche all’interno dello stesso settore.
Michaela Camilleri
fonte Pensioni&Lavoro