Primo, secondo, terzo pilastro? Bisognerebbe ripensare tutto. Le scelte individuali di welfare devono essere favorite e sostenute. Dare tutto a tutti oggi non è più possibile». Mauro Maré non è tipo da sentenze apodittiche. Anzi, insiste nel ragionamento e nell’analisi, spacca il capello in quattro, ma quando serve non si sottrae alle sintesi, anche se non seguono il mainstream. Lo si nota con i suoi tweet ruvidi e sagaci. Mai accondiscendenti alla moda del momento. E con il gusto del contraddittorio che non lo abbandona, rafforzato da una competenza economico finanziaria non comuni. Docente di Scienze delle Finanze, è presidente di Mefop spa (la società controllata dal Mef, nata per studiare i Fondi pensione e per formare i loro amministratori, oggi è sempre più rivolta a 360 gradi a favorire lo sviluppo delle diverse forme di welfare). Consigliere economico dell’ex ministro Pier Carlo Padoan, è stato tra i principali candidati alla guida dell’Inps fino alla nascita del governo giallo-verde. Per opinione diffusa, è uno dei pochi in grado di rivolgere uno sguardo di insieme al reticolo del sistema del welfare.
Professor Maré, parliamo di welfare integrativo. Cioè privato. C’è chi ancora si turba ad ammettere la necessità di pensare a un welfare necessariamente pubblico-privato. Qual è la sua opinione?
«La pubblicizzazione del welfare, che vorrebbe dire farlo poggiare solo sul sistema fiscale, è ormai impraticabile. Non è sostenibile. Non ci sono i soldi».

O si aumentano le tasse o si riducono le protezioni sociali a carico del pubblico.
«Inevitabile. La pressione fiscale deve diminuire, certamente non possiamo immaginare che cresca. Si deve invece operare con determinazione contro l’evasione, si deve riflettere sulle basi imponibili, si deve pensare sempre all’orizzonte distributivo, ma il Fisco non può più dare tutto a tutti. Si devono favorire le scelte individuali di welfare. Il sostegno pubblico deve riguardare solo chi non ce la fa. Chi può, deve pagarsi il suo welfare».

fonte il Messaggero