All’inizio dell’anno scorso, anche il mercato italiano della previdenza complementare è stata recepita la direttiva (UE) 2016/2341, meglio conosciuta come Iorp II (decreto legislativo n. 147/2018). E ha già toccato profondamente ampie porzioni della disciplina vigente sulle forme pensionistiche complementari, inserita all’interno del decreto legislativo n. 252/2005. La  Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, sta predisponendo  i provvedimenti attuativi.
La novità, come facilmente intuibile, ha suscitato grande attenzione fra gli operatori del settore. Negli ultimi mesi si sono avuti sull’argomento approfondimenti, analisi, e, soprattutto, cercare di prevedere come la direttiva influenzerà il mercato dei fondi pensione in Italia. Se ne è parlato anche in una sessione dell’ultima assemblea annuale di Assoprevidenza, che si è tenuta lo scorso 9 luglio a Roma.
GOVERNARE IL RISCHIO

Le novità della direttiva, come già accennato, sono tante. E si concentrano prevalentemente su due fronti: miglioramento della governance per una corretta gestione del rischio e, in seconda battuta, aumento dei livelli di trasparenza nei confronti degli aderenti. Per quanto riguarda la governance, si prevede che i fondi pensione rivedano i propri assetti organizzativi per dare compiuta strutturazione alle funzioni fondamentali previste dalla direttiva europea: gestione del rischio, revisione interna e attuariato. L’obiettivo è definire in modo chiaro compiti e responsabilità per limitare sovrapposizioni che possano generare inutili inefficienze.

SEMPRE PIÙ TRASPARENZA

Meno impattanti saranno invece le novità sul fronte degli obblighi informativi. “Le nuove disposizioni normative intervengono in un ordinamento già fortemente improntato ai principi di chiarezza e trasparenza verso i potenziali aderenti e gli iscritti”, si legge in un comunicato stampa della Covip. Sulla stessa linea anche Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, A conti fatti, il contributo della direttiva si sostanzierà principalmente in ulteriori profili di trasparenza che dovranno essere convogliati all’interno dei documenti informativi per dare agli iscritti piena consapevolezza degli strumenti di previdenza complementare al momento della sottoscrizione, e nella più generale prosecuzione del rapporto partecipativo con il fondo pensione.

RAFFORZARE IL SECONDO PILASTRO

Miglioramento della governance e innalzamento dei livelli di trasparenza si pongono di fatto come strumenti per raggiungere un unico obiettivo: favorire la crescita e il consolidamento della previdenza complementare, offrendo la miglior tutela possibile del cliente. E in Italia, come ampiamente noto, di un rafforzamento del secondo pilastro previdenziale ce ne sarebbe decisamente bisogno.
A fine 2018, secondo la relazione annuale della Covip che è stata presentata lo scorso 12 giugno, gli iscritti a forme di previdenza complementare si attestavano a quota 7,9 milioni, in rialzo del 4,9% rispetto ai 7,5 milioni del 31 dicembre 2017. Resta tuttavia il fatto che le adesioni al secondo pilastro previdenziale rappresentano ancora soltanto il 30,2% della forza lavoro. E negli ultimi anni è cresciuto il fenomeno di chi, pur essendo iscritto, ha smesso di versare contributi.

TROPPE PENSIONI SOTTO I MILLE EURO

La necessità di rafforzare il secondo pilastro diventa inevitabile se si considera che l’assetto previdenziale complessivo. I numeri della relazione annuale dell’Inps, presentata lo scorso 10 luglio 2019 dal presidente Pasquale Tridico, non sembrano a tal proposito rassicuranti.
Sul  tema dell’adeguatezza delle pensioni, ormai sempre meno all’altezza delle aspettative dei cittadini: a fronte di un assegno medio di 1.548 euro mensili, circa 5,4 milioni di persone (34,7% della platea) hanno ricevuto una pensione inferiore ai mille euro al mese.

LAVORI IN CORSO

Difficile dire se la direttiva europea riuscirà nell’intento di fornire strumenti utili al consolidamento del settore. Forse, più che difficile, è ancora prematuro: il lavoro di regolamentazione della Covip è infatti ancora in corso. Le consultazioni pubbliche come si è visto, sono ancora in corso.

LA PAROLA AL MERCATO

La parola, come visto, passerà dunque presto al mercato. E risposte definitive ancora non ne ce sono. A preoccupare, come capita sempre in questi casi, è soprattutto il possibile aumento degli oneri economici. “Alcuni sono preoccupati dalla possibile levitazione dei costi, altri dall’organizzazione, e qualcuno non hanno ancora percepito il senso profondo del nuovo approccio, con il rischio di ulteriori appesantimenti burocratici e procedurali che bloccano una governance agile e tempestiva.

Giacomo Corvi
Fonte: Insurance Review