Il 12 febbraio 2020 alla Camera dei Deputati è stato presentato il Settimo Rapporto su “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano “ a cura di Itinerari Previdenziali, il think thank coordinato dal prof Alberto Brambilla. Esso  rappresenta l’ideale continuazione delle pubblicazioni realizzate dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale fino al 2012, anno in cui il Nucleo ha cessato la sua attività.
Il documento  fornisce sia una visione d’insieme del complesso sistema previdenziale del nostro Paese sia una riclassificazione della spesa per il welfare inserita nel più ampio bilancio dello Stato, con previsioni per gli anni successivi e di medio-lungo periodo.
Con l’obiettivo di inquadrare tendenze, criticità e peculiarità del sistema di protezione sociale italiano nel suo complesso, con un occhio di riguardo nei confronti della sua sostenibilità futura (tema, quest’ultimo, ulteriormente approfondito anche dal recente Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate “Sostenibilità della spesa per pensioni in un’ipotesi alternativa di sviluppo”), il Rapporto affianca infine a un’analisi puntuale della spesa pensionistica, delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema pensionistico obbligatorio del Paese anche un approfondimento sulla spesa sanitaria e per LTC (pubblica e privata) e sui principali trend riguardanti il welfare complementare. Dalle anticipazioni del Settimo Rapporto curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali emergono indicazioni incoraggianti per la tenuta di un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano: il rapporto attivi/pensionati si è portato nel 2018  a 1,4505, miglior risultato da più di vent’anni. Ancora da valutare però l’impatto di Quota 100…
Dal Settimo Rapporto a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali emergono alcune interessanti notizie:
1. Nel 2018 il numero dei pensionati è risultato il più basso degli ultimi 22 anni: 16.004.503;

2. Il numero dei lavoratori attivi regolari che pagano i contributi e le imposte è stato nel 2018 il più alto di sempre con 23.214.949, superiore anche al record del 2008, ultimo anno positivo prima della grande crisi;

3. C’è una sorpresa, il sistema pensionistico tiene e si rafforza perché il fondamentale rapporto tra attivi e pensionati si porta a 1,4505, miglior risultato degli ultimi 22 anni;

4. Al 31/12/2018 ci sono ancora circa 653mila prestazioni in pagamento da oltre 38 anni e circa 3,5 milioni da oltre 26 anni.
Questo, dunque, quanto si ricava dalle prime indicazioni del “Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano” per l’anno 2018, che analizza i dati economici e demografici dal 1997 al 2018, e che verrà presentato al Governo nel febbraio prossimo. Numeri che dovrebbero far riflettere, nel dettaglio:
Pensionati – Prosegue anche nel 2018 la riduzione del numero dei pensionati che ammontano a 16.004.503, 37.349 in meno rispetto al 2017 e 60mila in meno rispetto al 2016. La riduzione è inferiore rispetto ai circa 115mila in meno tra il 2016 e il 2015 e 195mila in meno sul 2014; tuttavia, per l’undicesimo anno consecutivo, il numero si riduce e, nel 2018 – dopo il massimo toccato nel 2008 – segna il valore più basso dal 1997. Questo risultato è certamente un effetto congiunto, da un lato, della cancellazione di pensioni erogate in giovane età e che duravano da oltre 35 anni e, dall’altro, delle riforme degli ultimi 27 anni che stanno producendo effetti positivi sul sistema.
Occupati – Alla fine del 2018 gli occupati sono risultati 23,215 milioni (17,896 milioni di lavoratori dipendenti e 5,319 milioni di autonomi), cioè lo 0,8% in più rispetto al 2017. Dopo l’incremento di 293.085 attivi registrato tra il 2015 e il 2016 e di 265.121 nuovi lavoratori tra il 2017 e il 2018, si tratta del miglior risultato di tutti i tempi per il nostro Paese, che supera anche il record toccato nel 2008 con 23,090 milioni di occupati. Il tasso di occupazione è stato pari al 58,5%, tra i migliori di sempre insieme proprio a quello del 2008 (era il 58,7% a fronte però di una popolazione meno numerosa); quello femminile tocca quota 49,6%, anch’esso tra i più elevati in assoluto.
Da questi due primi dati si possono trarre almeno due indicazioni importanti per un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano: la prima è che entrambi i dati segnano un record storico con l’occupazione ai massimi e i pensionati ai minimi; il secondo è che il rapporto tra occupati e pensionati, fondamentale per la tenuta del nostro sistema, ha toccato il livello di 1,4505, contro l’1,435 del 2017 e il 1,417 nel 2016 (figura 1); anche in questo caso siamo in presenza del miglior risultato di sempre, molto prossimo all’1,5 indicato nei precedenti Rapporti come soglia necessaria per la stabilità di medio lungo termine del sistema.
Se dal numero di 16.004.503 pensionati, si sottraggono i titolari di assegni e pensioni sociali, pensioni di guerra e percettori di prestazioni di invalidità e indennità di accompagnamento per un totale di 3.723.945 pensionati totalmente o parzialmente assistiti e circa 280.000 delle 716.213 pensioni indennitarie, per un totale di 4 milioni, il rapporto attivi pensionati vero, cioè pensionati previdenziali su lavoratori attivi che versano i contributi, passa da 1,4505 a 1,94.
I rapporti sono diversi tra le varie categorie: particolarmente sfavorevole per i lavoratori agricoli (coltivatori diretti, coloni e mezzadri) con 1 solo attivo ogni 3 pensionati; al contrario, molto positivo per i liberi professionisti con 3,24 attivi per ogni pensionato. Ricordando che per i dipendenti del settore privato il rapporto si attesta a 1,594, per i dipendenti pubblici il valore scende a 1,144. Dati che, nel complesso, certificano quindi la tenuta del sistema, almeno fino al 31 dicembre 2018: ancora da valutare però l’impatto di Quota 100 sia sul numero complessivo dei pensionati sia sul delicato e fondamentale rapporto attivi/pensionati.
Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Fonte: Itinerari previdenziali