Il fondo partecipa a un finanziamento collettivo nel settore idrico e si affida ad Assofondipensione «fulcro del sistema nell’ambito del percorso di crescita come investitori sostenibili».
La definizione di una serie di obiettivi Esg (environmental, social and governance), sia in termini di asset allocation sia in termini di policy, è fondamentale per i fondi pensione. Non soltanto nell’ottica di ottemperare alle imposizioni delle normative europee sul settore, quanto perché, nel caso contrario, il fondo pensione stesso, e i suoi sottoscrittori di conseguenza, sarebbero costretti a «subire il cambiamento anziché favorirlo traendone un vantaggio doppio». A sostenere l’importanza di un’azione “proattiva” di fronte all’evoluzione del contesto previdenziale internazionale, è Andrea Mariani, direttore generale di Fondo Pegaso, Fondo pensione complementare a capitalizzazione e a contributo definito per i dipendenti delle imprese di servizi di pubblica utilità. Nella quinta della serie di interviste con cui ETicaNews ha deciso di indagare lo sviluppo delle policy Esg nel panorama della previdenza complementare, Mariani sottolinea l’azione positiva portata avanti anche dagli Unpri (i principi di investimento responsabile delle Nazioni unite), in attesa di linee guida definite dalle Autorità di regolamentazione, ed evidenzia la necessità di maggiori sforzi nel campo dell’azionariato attivo.

Il fondo pensione si è già dotato di una policy Esg?

Pegaso ha aderito agli UnPri nel 2014 e, da allora, ha avviato un percorso graduale di crescita come investitore sostenibile. La tappa successiva è stata l’adesione al Cdp (ex Carbon disclosure project) nel 2015 ma, tra le pietre miliari, sottolineo anche quella del 2018, quando abbiamo integrato ufficialmente i criteri Esg nelle convenzioni di gestione, fino alla definizione del Regolamento interno sull’investimento sostenibile nel 2019. Alla fine dello scorso anno abbiamo pubblicato un report in cui illustriamo, appunto, le diverse tappe che hanno portato il fondo a dotarsi di una propria policy e di un piano di attività.

Ritiene che le direttive Iorp II e Shdr II avranno un impatto su queste policy?

Il recepimento nella normativa nazionale delle direttive Iorp II e Shdr II costringerà l’intero settore a considerare la sostenibilità un aspetto qualificante del sistema di governo di un piano pensionistico, dal momento che Iorp II prevede che i fondi pensione debbano considerare fra le diverse tipologie di rischio quelle riconducibili ai fattori Esg, mentre Shdr II chiede ai fondi di delineare una propria politica di impegno in qualità di azionisti. Tuttavia, l’integrazione dei criteri Esg rimane di fatto ancora una scelta volontaria, nonostante il tentativo fallito della Commissione di rendere obbligatoria l’integrazione dei criteri Esg nel dovere fiduciario di un investitore previdenziale, in quanto gli investitori possono spiegare perché hanno deciso di non fare nulla relativamente a tali tematiche (principio dell’Explain or Comply). Nonostante ciò, è opportuno ricordare il passaggio in cui la Covip afferma che “I fondi pensione (…) devono, pertanto, disporre di un sistema di governo idoneo ad assicurare la sana e prudente gestione dei rischi che gravano sul fondo pensione, inclusi i rischi Esg”. Il sistema di gestione dei rischi e la valutazione interna dei rischi devono, quindi, prendere in considerazione anche i rischi connessi ai fattori Esg ai quali il fondo è o potrebbe essere esposto, nonché le relative interdipendenze con altri rischi (art. 5-ter, comma 4, lett. g) e art. 5-nonies, comma 2, lett. h). Tale aspetto non è facoltativo, “Explain or Comply” non si applica a tale aspetto.

C’è una sorta di contraddizione?

Mi chiedo: se i rischi Esg sono considerati e misurati, come possono essere in una fase successiva “trascurati” e “messi da parte”? Come può un Consiglio di amministrazione diligente giustificare che tale aspetto non rileva nella costruzione dell’asset allocation strategica, se precedentemente ha riconosciuto e quantificato i rischi cui è esposto il patrimonio del fondo pensione? La Direttiva Shdr II rafforza tali concetti, perché chi decide di non pubblicare una politica di impegno nell’esercizio dei diritti di voto o di non tenere conto di questi fattori per la redditività di lungo periodo, deve fornire ai propri iscritti una comunicazione chiara e motivata delle ragioni di questa scelta. In ragione di quanto evidenziato, personalmente credo che il tentativo di arroccarsi su una posizione di rifiuto di considerare tali aspetti avrà una vita travagliata e appare più saggio iniziare a interrogarsi su come si possa avviare un percorso virtuoso (o per chi lo ha già avviato come si possa continuare tale percorso), non tanto perché il sistema normativo appare sempre più esigente sotto questa prospettiva, quanto piuttosto perché il mondo sta cambiando in modo rilevante e ignorare tale fatto potrebbe comportare un danno per gli iscritti al fondo pensione, perché si subirebbe il cambiamento anziché favorirlo traendone un vantaggio doppio (finanziario ed extra finanziario). In ragione di quanto illustrato, il fondo pensione sta già integrando gli aspetti richiamati dalla normativa nella propria policy e continuerà a farlo in modo coerente.

Qual è l’aspetto più delicato da considerare nell’adeguamento alle nuove indicazioni Esg?

Gli aspetti delicati sono numerosi, poiché investe diversi ambiti della gestione finanziaria del fondo pensione: in principio sarà importante comprendere quale sarà il punto di vista dell’Autorità di vigilanza su come sia necessario illustrare le attività predisposte dal fondo pensione. Fin quando non vi sarà una linea guida, il fondo pensione ritiene opportuno ricollegarsi al Report Pri poiché è molto dettagliato e deve essere aggiornato annualmente. Se vi sarà una modalità più adeguata a soddisfare quanto previsto dalle direttive richiamate, ci adegueremo prontamente a tale nuova prospettiva.

Esiste un team o un soggetto dedicato alla tematica Esg all’interno della vostra struttura?

La tematica Esg viene presidiata dalla Funzione Finanza del fondo pensione in collaborazione con l’advisor finanziario e i gestori finanziari.

Esiste una selezione dei gestori sulla base dei parametri Esg?

Tale aspetto è fondamentale, dal momento che il fondo pensione ritiene molto importante coinvolgere i gestori finanziari nella costruzione del proprio approccio sostenibile, ritenendo che si possa apprendere le migliori pratiche da coloro che hanno iniziato per primi, e con grande impegno di risorse, il percorso di investitori sostenibili.

Esiste una forma di engagement sugli asset investiti?

Il fondo pensione ha nel tempo sperimentato diverse forme di engagement, dal momento che ritiene questa modalità molto rilevante nello sviluppare il proprio ruolo di investitore sostenibile. L’ultima azione qualificante in tale senso è stata quella di aderire a un engagement di durata triennale sul tema dell’utilizzo delle risorse idriche, organizzato da Sustainalytics con primari investitori internazionali. Dove siamo più indietro, ma confido che potremo fare importanti progressi in futuro, è il tema dell’azionariato attivo.

Ritiene che la nascita di nuove associazioni (come il Centro di tutela dei diritti degli azionisti istituzionali, costituito da Assoprevidenza e Cndcec, e Assodire, Associazione degli investitori responsabili, costituita da Cassa forense, Enpam e Inarcassa) possa essere immaginato anche per Assofondipensione?

Noi siamo convinti che Assofondipensione, la nostra associazione, sia il soggetto adatto a poter svolgere il ruolo di fulcro del sistema nell’ambito del percorso di crescita come investitori sostenibili e in tal senso come Pegaso abbiamo dato la disponibilità a rappresentare la nostra categoria all’interno del Consiglio del Forum della Finanza Sostenibile.

https://www.eticanews.it/risparmio-sri/pegaso-anticipare-il-cambiamento-esg-per-non-subirlo/

fonte: eticanews.it