Secondo la Ricerca FPA ( Forum Pubblica Amministrazione)sul lavoro pubblico presentata in streaming il 6 luglio 2020, entro il 2021 ci saranno più pensionati che dipendenti pubblici.
Sono 3,2 milioni i dipendenti pubblici italiani, 3 milioni i pensionati. Quota 100 spinge le pensioni anticipate, pochi grandi concorsi nel 2019 e procedure ancora lente, in attesa dell’applicazione delle nuove norme del Decreto Rilancio. Età media 50,7 anni e investimenti in formazione dimezzati in 10 anni. Elemento di novità, lo smart working che incide in positivo su costi e sprechi.
A fronte di 3,2 milioni di impiegati pubblici italiani (in termini assoluti il 59% di quelli francesi, il 65% di quelli inglese, il 70% di quelli tedeschi) i pensionati pubblici sono già 3 milioni. Un numero in crescita costante e destinato a salire perché i “pensionabili” oggi sono molti: 540mila dipendenti hanno già compiuto 62 anni di età (il 16,9% del totale), mentre 198mila hanno maturato 38 anni di anzianità. La pensione anticipata è stata parzialmente accelerata da Quota 100, nel 2019 sono uscite anticipatamente dalla PA 90 mila persone, ma è comunque prassi comune: il 57,7% dei pensionati pubblici attuali ha optato per il ritiro anticipato, solo il 13,7% per raggiunti limiti di età (mentre questa percentuale è il 20% nel privato e il 28% negli autonomi).

Risultato: solo dal 2018 a oggi sono andati in pensione 300mila dipendenti pubblici a fronte di circa 112mila nuove assunzioni e 1.700 stabilizzazioni di precari, nel solo 2018. C’è lo sblocco del turnover, ma le procedure sono lente e la media dei tempi tra emersione del bisogno e effettiva assunzione dei vincitori dei concorsi è di oltre 4 anni. E così, con in più il blocco imposto dal covid-19, da settembre del 2019 ad oggi sono state messe a concorso meno di 22mila posizioni lavorative: di questo passo ci vorrebbero oltre dieci anni a recuperare i posti persi.

La fotografia è quella di una PA anziana, in cui l’età media del personale è di 50,7 anni, con il 16,9% di dipendenti over 60 e appena il 2,9% under 30. Una PA in cui 4 dipendenti su 10 hanno la laurea, ma gli investimenti in formazione – necessari per aggiornare competenze e conoscenze – si sono quasi dimezzati in dieci anni, passando dai 262 milioni di euro del 2008 ai 154 milioni del 2018: 48 euro per dipendente, che consentono di offrire in media un solo giorno di formazione l’anno a persona.

 

I “pensionabili”
A destare preoccupazione e a richiedere un investimento diverso nella PA non sono solo i numeri di chi resta, ma anche di quanti sono in pensione o pronti a uscire. Ad oggi, il personale stabile della PA che ha compiuto 62 anni è pari a oltre 540mila persone, il 16,9% del totale, e sono 198mila i dipendenti che hanno maturato oltre 38 anni di anzianità. I servizi saranno il comparto più coinvolto dalle uscite: 53mila dalle Regioni e dalle autonomie locali (il 12,6% del comparto), 98mila dalle amministrazioni locali e territoriali. Nelle amministrazioni centrali il 13,5%, nella Presidenza del Consiglio e nella Carriera prefettizia il 20,6%. Dal Sistema Sanitario Nazionale, in prima linea nella gestione dell’emergenza Covid19, potrebbero uscire nei prossimi 3-4 anni oltre 100mila persone, il 16,3%.