La legge Dini n.335/ 1995 per compensare la diminuzione della pensione dovuta al passaggio del sistema di calcolo da quello retributivo e quello contributivo, previde il rilancio della previdenza complementare varata in sordina con il dlvo 124/93 poi rivisitata e potenziata con il successivo decreto legislativo n. 252 del 2005, visto il sostanziale flop iniziale. Tra queste due date si rammenta la legge n. 448/1998 che prevedeva l’istituzione di forme pensionistiche integrative per il personale appartenente alle Forze Armate e alle Forze di Polizia.
Da quel periodo in poi, man mano che i lavoratori si rendevano conto che avrebbero necessitato di una integrazione pensionistica , la previdenza complementare ha preso piede e ad oggi conta circa 9 milioni di aderenti e pressocchè tutte le categorie hanno un loro fondo pensione complementare di categoria, dai metalmeccanici, chimici ecc fino ai dipendenti del Pubblico Impiego, che hanno ben due fondi , uno per il personale della Scuola, il Fondo Espero, ed un per quasi tutto il rimanente personale pubblico, il Fondo Perseo Sirio.
C’è però una larga parte di dipendenti pubblici che a tutt’oggi è privo della possibilità di avere la pensione complementare. E’ quello del personale appartenente al Comparto Sicurezza. Esso comprende il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Per vincere l’inerzia della Pubblica Amministrazione cui compete l’istituzione del Fondo ad hoc, sono stati presentati  dei ricorsi al Giudice Amministrativo.
Con le Sentenze n. 2122/2014 e n. 2123/2014 il Tar Lazio, Sez, I bis, accoglieva un ricorso presentato, diffidando l’Amministrazione a provvedere, e successivamente, visto che non succedeva niente, nominava un Commissario ad acta. Ma anche ciò non si rivelò risolutivo.

Da allora ci sono stati vari approcci, vari tentativi, come di iscrivere il personale del comparto in questione al Fondo Perseo Sirio o praticare altre soluzione. Di fatto non è successo niente.
Ora un aiuto è arrivato  dalla sentenza n. 207/2020 pubblicata in data 15.05.2020 della Corte dei Conti per la regione Puglia,  che ha ritenuto fondata la domanda risarcitoria relativa alla mancata istituzione della previdenza complementare.
Questa decisione sembra avere smosso finalmente le acque positivamente. Il Governo infatti con il Disegno di legge di bilancio 2022,  prova a risolvere quest’annoso problema inserendo un articolo specifico, l’art 26.
Il citato articolo 26 prevede infatti l’ “Istituzione di un fondo per la realizzazione di interventi perequativi di natura previdenziale per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”.
Esso prevede che  in relazione alla specificità del personale del Comparto Sicurezza, è istituito un fondo con una dotazione di 20 milioni di euro per l’anno 2022, 40 milioni di euro per l’anno 2023 e 60 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024, da destinare all’adozione di provvedimenti normativi destinati alla progressiva equiparazione dei regimi previdenziali, attraverso l’introduzione, nell’ambito degli istituti già previsti, di misure compensative rispetto agli effetti derivanti dalla liquidazione dei trattamenti pensionistici, integrative delle forme pensionistiche complementari, a decorrere dalla data di entrata in vigore del relativo provvedimento.
Le risorse sopra indicate dovranno essere ripartite garantendo che almeno il 50% sia destinato alla previdenza complementare.
L’esiguità delle somme stanziate non fanno prevedere che si possa fare granchè. Ma comunque segnalano un’indubbia inversione di tendenza da cogliere al volo e comunque, durante il dibattito in Aula si potrà procedere con emendamenti migliorativi. Tuttavia rimane il pericolo che a causa dei tempi stretti,  e l’alto numero di emendamenti già presentati, più di 6000, potrà andare a finire che la finanziaria 2022 sarà approvata con la solita fiducia che comporta la decadenza di diritto di tutti gli emendamenti presentati.