i lavoratori potrebbero accedere alla pensione con un anticipo fino a 3 anni rispetto al requisito anagrafico richiesto (66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per le donne) e riceverebbero un prestito da un istituto di credito equivalente al trattamento previdenziale spettante dalla richiesta al raggiungimento del requisito anagrafico. Tale prestito dovrebbe essere garantito dallo Stato, ma dovrà essere pagato dal lavoratore con una rata applicata sulla pensione.
Bisogna chiarire se gli interessi sarebbero a carico del richiedente o dello Stato/INPS.
2. Il Governo dovrebbe prendere in carico una quota della rata che possa essere totale o parziale, proporzionalmente al reddito da pensione spettante e in relazione alla situazione lavorativa del richiedente  (disoccupato/occupato/congedo familiare/etc.).
3. va valutata la procedura di accesso ed erogazione del prestito che non dovrebbe comportare alcun onere per l’interessato se non quello di indicare il soggetto erogante il prestito, previa acquisizione e attestazione del consenso da parte di quest’ultimo. Il consenso, peraltro, dovrebbe essere condizionato esclusivamente dalla sussistenza dei requisiti per il diritto alla pensione, certificabili dall’INPS, e da nessuna altra considerazione sulla solvibilità del debitore, data la garanzia assicurata dall’INPS.
4. Va chiarito se il prestito pensionistico sarebbe considerato come operazione puramente finanziaria, come la cessione del quinto, oppure se sarebbe un trattamento previdenziale a tutti gli effetti. Tale distinzione comporta notevoli differenze: se venisse considerato come trattamento previdenziale, sull’assegno ricevuto sarebbe applicata la tassazione. In questo caso, riteniamo che la rata del prestito dovrebbe essere considerata neutra ai fini della tassazione. 5. Crediamo che per l’eventuale rateizzazione si dovrebbe individuare un valore basato su una media dell’aspettativa di vita di uomini e donne. Bisogna chiarire, nel caso di vita più lunga delle previsioni, se il debito sarebbe estinto al compimento dell’età stimata al momento del pensionamento.
Nello studio fatto dalla Uil sono stati analizzati i possibili costi per i lavoratori per un prestito pensionistico con un anticipo sull’età anagrafica richiesta di 1, 2 e 3 anni.
Lo studio, basandosi sui dati attualmente in divulgati, distingue le aspettative di vita tra uomo e donna, ipotizzando che la durata del piano di ammortamento sia commisurata alla aspettativa di vita al momento della richiesta del prestito:  attualmente 80 anni ed 1 mese per gli uomini ed 84 anni e 7 mesi per le donne. La rateizzazione risulta, pertanto, essere differenziata tra uomini e donne per le quali la rata sarebbe più lunga in ragione della maggiore durata del piano.   Gli importi dei trattamenti presi, come esemplificativi, sono di 1.000 €, 1.500 € e 3.000 € mensili lordi. Per calcolare l’importo da restituire si è ipotizzato un’indicizzazione del trattamento previdenziale pari all’1% per ogni anno, mentre il tasso d’interesse applicato, molto prudenzialmente, è del 3,5 %, pari al tasso applicato dall’INPS per i prestiti pluriennali ai dipendenti pubblici. Per ottenere, poi, il valore netto della pensione abbiamo sottratto al trattamento lordo il costo della rata e l’aliquota IRPEF, senza addizionali locali e al netto delle detrazioni spettanti per i pensionati.
Per un uomo che decidesse di andare in pensione a 65 anni e 7 mesi, con un anno di anticipo e con un trattamento spettante di 1.000 € lordi mensili, il costo della rata sarebbe di 69€, pari al 6,9% del trattamento lordo, per 13 mensilità per il resto della vita. Il costo annuo, su 13 mensilità, sarebbe di 898€, ovvero il corrispettivo di un importo mensile netto in meno ogni anno.  Al netto della tassazione e della rata da rimborsare, la pensione di questa persona sarà, quindi, di 807€ mensili. A parità di trattamento previdenziale, e sempre con un anno di anticipo, in virtù della maggiore aspettativa di vita, per una donna che accedesse alla pensione a 64 anni e 7 mesi, l’importo della rata sarebbe di 50€ mensili, pari al 5% del trattamento lordo, 650€ annui, su 13 mensilità, per un trattamento netto pari a 826€ mensili.
Ipotesi di prestito pensionistico con interessi a carico dei lavoratori
In questo caso, per un uomo che decidesse di andare in pensione a 65 anni e 7 mesi con un trattamento di 1.000€ lordi mensili, il costo della rata sarebbe di 87€, pari all’8,7% del trattamento lordo, circa 18€ euro in più al mese per 13 mensilità, rispetto all’ipotesi precedente. Al netto della tassazione e della rata, la pensione di questa persona sarà, quindi, di 788 € mensili. Una perdita di circa 1.138 € annui, superiore a una mensilità di trattamento lordo da pagare dal momento del pensionamento e per il resto della vita.