Mentre procede a rilento la definizione della riforma delle pensioni i sindacati hanno tenuto oggi a Roma in Piazza del Popolo una manifestazione per rivendicare diritti e dignità dei pensionati.
Per l’occasione  Piazza del Popolo si è rivelata subito troppo piccola per contenere tutti pensionati convenuti molti dei quali sono rimasti nell’attiguo Piazzale Flaminio e sull’inizio di Villa Borghese. Un bel segnale per il governo che in vista delle prossime elezioni amministrative e quella più in là sul referendum, non potrà ignorare.
E’ l’apertura formale di una grande vertenza finalizzata a ridare potere d’acquisto ai pensionati e un futuro dignitoso ai giovani. I tre sindacati chiedono a governo, partiti politici e Parlamento il rispetto dei diritti che fino ad ora sono stati negati: difesa delle pensioni di reversibilità, tutela del potere d’acquisto e recupero del danno prodotto dal blocco della rivalutazione. Ma anche la separazione tra previdenza e assistenza, la parificazione fiscale tra pensionati e dipendenti, e l’estensione degli 80 euro alle pensioni più basse. E’ necessaria una modifica della legge Fornero che permetta più flessibilità in uscita e l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro. Ma anche più risorse per l’invecchiamento della popolazione e una legge quadro sulla non autosufficienza.
Il governo ha convocato  i sindacati confederali per il 24 maggio a un incontro su tutti questi temi
Tra tasse e blocco della rivalutazione degli assegni i pensionati italiani versano nelle casse dello Stato 70 miliardi di euro all’anno. Lo ha recentemente calcolato lo Spi Cgil, chiarendo che i pensionati versano circa 60 miliardi di euro al fisco, di cui 50miliardi di Irpef nazionale e 10 miliardi tra addizionali regionali e comunali. Cifre a cui si aggiungono altri 10 miliardi di euro che vengono recuperati dalle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo (1.500 euro lordi) per l’effetto trascinamento del blocco della rivalutazione 2012-2013.
Sono di 3 miliardi in più le risorse che i pensionati versano al fisco rispetto ai lavoratori, che beneficiano di maggiori detrazioni fiscali e degli 80 euro. Un pensionato con un assegno da 1.000 euro al mese paga infatti 1.207 euro in più all’anno rispetto ad un lavoratore, 1.260 euro in più chi prende 1.200 euro e 1.092 euro in più chi ne prende 1.600.