L’editorialista di IPE Liam Kennedy in un suo recente articolo, immediatamente dopo l’esito della Brexit, ha  messo in evidenza alcune probabili conseguenze in seguito al  voto  in favore della Brexit per le pensioni europee. Le implicazioni politiche ed economiche della decisione della dell’elettorato britannico di lasciare l’UE sono ad ampio raggio. L’effetto sui mercati dei titoli pubblici inglesi,  la sterlina e i titoli azionari è stato immediato. Ma si può prevedere che ci vorrà del tempo  prima che molte altre conseguenze meno evidenti oggi  diventino evidenti agli investitori istituzionali nel Regno Unito e non solo.
Ci sono almeno le seguenti conseguenze da prendere in considerazione.
• Il declassamento del rating del Regno Unito avrà un effetto di freno  sulla  domanda degli investitori dei i titoli pubblici inglesi, anche perché  i loro rendimenti sono crollati  subito dopo il risultato del referendum. Il quadro economico a lungo termine non si prospetta  migliore per il Regno Unito. Viceversa i fondi pensione potrebbero beneficiare dei rendimenti  più elevati, stimolando i rapporti di finanziamento. Ma questo sarebbe una vittoria di Pirro dati gli  evidenti svantaggi politici ed economici per la GB in quanto ne aumenterebbe il debito pubblico.
Ci sono poi le  implicazioni a lungo termine relativamente sulla libertà di movimento delle persone. Qualsiasi tentativo da parte di un futuro governo per frenare la migrazione europea non solo potrà avere conseguenze  future per la demografia i a livello macro, ma anche per la struttura degli iscritti ai fondi a livello micro.
• Ci sarà un’ incertezza a più lungo termine per gli investimenti mobiliari e immobiliari dato il rapporto di scambio incerto con l’UE e le incerte prospettive finanziarie. Gli investitori provenienti da fuori del Regno Unito rischiano di rivedere le loro decisioni di investimento – se non avessero fatto già prima del referendum -. Se le banche trasferiscono le attività in altri paesi dell’UE, per esempio, ci sarà un altro indebolimento economico.
La stessa legislazione sulle pensioni diventa più complicata perché non è certo che il Regno Unito potrà seguire le regole del mercato unico europeo per il futuro, anche se ha già espresso una volontà in tal senso. Per esempio, non è certo che il Parlamento del Regno Unito avrà bisogno di attuare la nuova direttiva comunitaria IORP II (Institutions for Occupational Retirement Provision). Dato che i servizi finanziari previdenziali e assicurativi hanno contribuito per 127bn £ (€ 166bn) all’economia del Regno Unito nel 2014, pari all’8% del Pil britannico, e molte aziende del Regno Unito hanno significativi rapporti e operazioni con la UE, è probabile che la Gran Bretagna voglia continuare ad avere accesso al mercato unico dei servizi finanziari ma dovranno accettare anche il libero accesso delle persone.
• Dal momento che la conferenza G20 di Pittsburgh del 2009, l’UE è diventata uno dei due principali pilastri mondiali  per la legislazione sulla stabilità finanziaria insieme con gli Stati Uniti,  le decisioni dell’UE influenzeranno comunque  le banche, assicurazioni e fondi pensione del Regno Unito, con o senza la partecipazione di questa alla Comunità Europea.
L’attenzione della Commissione Juncker attualmente è focalizzata sul Capital Markets  dell’Unione, che coinvolge una radicale ristrutturazione dei finanziamenti e prestiti per l’economia dell’Europa a lungo termine. Così la Gran Bretagna può trovarsi a seguire  regole e decisioni di strutture sulle quali non ha più nessun potere politico. Per molti, è sconcertante che il paese, che ha contribuito tanto alla legislazione finanziaria del mercato unico nel corso degli anni, non sarà più coinvolto nel processo politico e legislativo.