Cinquantamila firme: è questo il traguardo raggiunto dalla campagna lanciata in rete il 2 maggio scorso a sostegno della proposta di legge n. 857 sulla flessibilità nelle uscite dal lavoro verso il pensionamento. La notizia è stata data nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi a Roma, presso la Camera dei Deputati, e organizzata dalle due associazioni che hanno organizzato la campagna: Lavoro&Welfare e Progressi. Chi vuole ancora aderire può farlo tramite Progressi.org .
A monte di tutto c’è la lentezza del cammino parlamentare sin qui percorso da quello che, nel linguaggio legislativo, si chiama Atto Camera n. 857/2013, recante “Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico”. La proposta fu presentata, infatti, il 30 aprile del 2013, e il suo scopo era quello di correggere alcuni aspetti della legge Fornero sulla riforma del sistema previdenziale. Dopo tre anni dalla sua originaria presentazione, la proposta è arrivata ad essere, come si dice nel gergo parlamentare, “incardinata” presso la Commissione Lavoro della Camera, ma nulla più.
Per sollecitare un’accelerazione nei tempi della discussione, ai primi di maggio fu lanciata una petizione indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, nonché ai Presidenti del Senato, Pietro Grasso, e della Camera, Laura Boldrini. E in due mesi di campagna, in calce alla petizione sono state raccolte circa 30mila firme on line e 20mila direttamente vergate su carta.
Va ricordato che il lancio della petizione era stato presentato, il 4 maggio, con una prima conferenza stampa, nel corso della quale i primi firmatari della proposta di legge, e cioè il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, il deputato Pd Cesare Damiano, e la capogruppo dello stesso Pd nella stessa Commissione, l’on. Marialuisa Gnecchi, avevano spiegato le ragioni politiche dell’iniziativa. Proprio il giorno dopo, giovedì 5 maggio, il Capo del Governo, Matteo Renzi, lanciò su facebook la sua proposta in materia, denominata Ape. Dove questa nuovissima sigla stava per “anticipo pensionistico”.
L’improvvisa comparsa sulla scena di una proposta governativa, o almeno del suo nome, e la successiva, quanto inedita, apertura di un confronto sulla materia con le Confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, parevano aver messo nell’ombra l’iniziativa di Damiano e Gnecchi. Ma gli incontri fra rappresentanti del Governo e dei sindacati non sono ancora approdati a esiti concreti. I contorni dell’Ape renziana sono quindi ancora indefiniti.
Oggi Damiano ha quindi rilanciato la sua campagna, rivendicando l’efficacia dello schema in cui pressione parlamentare e pressione “dal basso”, unendosi, hanno determinato, se non altro, il risultato dell’apertura di un confronto pubblico su una questione molto più sentita nel mondo del lavoro che non discussa nel dibattito politico.
Damiano e Gnecchi hanno quindi ricordato lo slogan “Agli anziani la pensione, ai giovani il lavoro”, in cui è sintetizzato il senso politico della proposta n. 857. Secondo i proponenti, infatti, non si tratta solo di consentire a determinati gruppi di lavoratori di non subire le conseguenze negative della riforma Fornero, ma anche di liberare dei posti lavoro che potrebbero essere più utilmente assegnati a dei giovani in cerca di una occupazione stabile.
Infine, Damiano ha sostenuto che per ottenere l’assunzione di misure capaci di dare soluzioni efficaci a tale questione occorre mantenere una “pressione parlamentare costante”, anche perché “i tempi non sono infiniti”.