La Covip, l’Autorità di Vigilanza sulla Previdenza Complementare e le Casse dei professionisti ha pubblicato i principali dati statistici relativi a giugno 2016. Non c’è il temuto crollo delle adesioni. Nè poteva essere altrimenti: Il rapporto Betesslman reso noto ieri da La Stampa evidenziava, fra l’altro che fra i paesi Ocse, in campo pensionistico i più penalizzati sono i giovani in Italia. Addirittura su circa 40 paesi occidentali esaminati, il nostro paese si colloca attorno al 30simo posto. La possibile via di fuga da una vecchiaia indigente,  infatti è rappresentata dalla previdenza complementare
Le adesioni  alla previdenza complementare alla fine del primo semestre  del 2016, sono circa 7,5 milioni; al netto delle uscite, la crescita nel primo semestre dell’anno è stata di circa 280.000 unità (3,9 per cento).
Gli iscritti ai fondi negoziali di categoria sono saliti di circa 110.000 unità (4,6 per cento), attestandosi a fine giugno a quota 2,529 milioni; l’aumento è  dovuto quasi esclusivamente alle adesioni relative al Fondo Prevedi che ha istituito un meccanismo di adesione automatica su base contrattuale; anche il Fondo Perseo Sirio ha registrato un incremento significativo delle adesioni che oggi sono circa 40.000.  Gli iscritti ai fondi aperti sono aumentati di 50.000 unità (4,5 per cento) per un totale a fine giugno di circa 1,2 milioni. Nei PIP “nuovi” le adesioni “sono 2,714 milioni, circa 120.000 unità in più (4,6 per cento) nei primi sei mesi del 2016, confermando i segnali di rallentamento del trend di crescita già osservati nel 2015.
Le risorse in gestione Alla fine di giugno 2016, il patrimonio accumulato dalle forme pensionistiche complementari si è attestato a 143,7 miliardi di euro, in aumento di 2,6 punti percentuali rispetto alla fine del 2015.  Le risorse dei fondi negoziali ammontano a 44,1 miliardi, in crescita del 3,6 per cento. I PIP “nuovi” dispongono di un patrimonio di 21,6 miliardi e i fondi aperti di 16 miliardi; l’incremento dall’inizio dell’anno è stato, rispettivamente, del 7,6 e del 3,6 per cento.
I rendimenti I risultati delle forme pensionistiche complementari hanno risentito dell’andamento contrastato dei mercati finanziari nel corso del primo semestre dell’anno. Le turbolenze hanno interessato soprattutto i titoli azionari; non ne hanno risentito i corsi obbligazionari, continuando a beneficiare dell’orientamento espansivo delle politiche monetarie adottate dalle banche centrali.  I rendimenti medi aggregati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati all’1 per cento nei fondi negoziali; risultati più elevati si sono osservati nelle linee a maggior contenuto obbligazionario e anche in quelle bilanciate; il rendimento dei comparti azionari è stato negativo.  Nei fondi aperti e nei PIP “nuovi” di ramo III, caratterizzati in media da una maggiore esposizione ai titoli di capitale, i rendimenti medi aggregati sono stati negativi: rispettivamente, -0,4 e -2,1 per cento. A livello di tipologia di linea di investimento, solo i comparti obbligazionari e garantiti hanno conseguito risultati positivi.
Nel primo semestre del 2016 il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dello 0,6 per cento.