E’ stato presentato il 13 dicembre scorso presso la direzione generale Inps il dossier dell’Ordine degli Attuari sulla mortalità dei pensionati. Dal suo esame emerge un dato che a rifletterci è lapalissiano: avere una pensione alta, aiuta a vivere più a lungo.
 Il dossier è stato realizzato vagliando 15 milioni di dati. Per i percettori di rendita in Italia, l’aspettativa esistenziale è di 83/86 anni per gli uomini e di 87/90 per le donne. Guardando al futueo e, in particolare, estendendo l’analisi fino al 2045, è stato stimato che i pensionati maschi arriveranno mediamente a 88 anni. La “quota rosa” è invece destinata a invecchiare di più, attestandosi sui 92 anni.
Medici e avvocati i più longevi. Negli ultimi 10 anni, la mortalità dei percettori di pensioni di vecchiaia, sia  per gli uomini e in modo più marcato per le donne, è risultata inferiore rispetto a quella della popolazione generale,  con punte del 20-25%, nelle età prossime al pensionamento. La minor mortalità dei pensionati, ha riguardato, con intensità diverse, tutte le attività: dipendenti, lavoratori autonomi, lavoratori del settore dello spettacolo e dello sport, avvocati, medici, ragionieri e periti commerciali, agenti e rappresentanti di commercio. In via generale si osserva una maggiore durata residua di vita per i medici, seguiti dagli avvocati. A poter contare sul domani, sono però più i lavoratori della pubblica amministrazione rispetto ai privati: per gli uomini del primo comparto, infatti, l’aspettativa a 65 anni è di 20.3 anni, rispetto ai 18.3 della popolazione generale e dei 18.4 di chi non opera in un contesto statale. In generale, la mortalità risulta ancor più bassa se si calcola in base all’importo dell’assegno Inps, proprio come se la pensione d’oro rappresentasse anche un vero e proprio “elisir di lunga vita”.