Rivalutazione zero per le pensioni nel 2017 perché la deflazione ha annullato, per il secondo anno consecutivo, ogni centesimo di aumento per assegni e trattamenti previdenziali di ogni tipo e importo. Così, come era già successo per l’anno in corso, le pensioni resteranno ferme anche per il prossimo. Ma c’è di più. A meno di novità in arrivo con il decreto mille-proroghe, a gennaio dovrebbe addirittura scattare un taglio una tantum tra 16 e 20 euro per chi incassa pensioni lorde mensili tra 1.400 e 3mila euro per un «vecchio» recupero di inflazione concessa in più nel 2015.
La ratifica di quello che, mese dopo mese, emergeva dai dati Istat sull’andamento dei prezzi, è venuta da un recente decreto del ministero dell’Economia che, come al solito, stabilisce sia il tasso definitivo di adeguamento all’inflazione delle pensioni erogate nel 2016 (rispetto al 2015) sia il tasso provvisorio da applicare dal prossimo primo gennaio. Ebbene, entrambi gli indici sono pari a zero. Nessuna variazione degli importi delle pensioni, dunque, è alle viste né sugli assegni 2016 né su quelli 2017. E per quanto riguarda i ratei di pensione già incassati è comunque una buona notizia, tenendo conto che l’andamento effettivo dell’inflazione ha registrato un saldo negativo dello 0,1 per cento sia sull’anno precedente sia nei primi nove mesi del 2016.
Normalmente, infatti, con un indice dei prezzi negativo si dovrebbe addirittura procedere al recupero di quanto erogato in più. E, poiché nel mese di novembre 2015 è stata prevista una rivalutazione provvisoria pari a zero per gli importi in pagamento dal 2016, i dati reali dell’anno in corso avrebbero dovuto portare a un taglio degli assegni a gennaio dello 0,1 per cento. Il decreto del 2016 per il 2017 ha escluso questo esito. Nessun conguaglio scatterà dal primo gennaio prossimo.
Ma se questo recupero (con annesso taglio) è salvo, non altrettanto può dirsi per un taglio arretrato mai realizzato e spostato in avanti in attesa di aumenti (sui quali spalmarlo) che, però, non vi sono stati.
Ci si riferisce al rinvio di un anno del conguaglio negativo di 0,1 per cento che si sarebbe dovuto applicare sulle pensioni lo scorso gennaio 2016. Ora, però, il conto è pronto e, dunque, a meno di ulteriori slittamenti, a gennaio prossimo gli importi subiranno comunque una decurtazione una tantum oscillante tra 16 e 20 euro su trattamenti lordi mensili tra 1.400 e 3mila euro.
Da sottolineare, in ogni caso, che anche nel 2017 avrebbero continuato a valere le fasce di perequazione delle pensioni introdotte nel 2013, dopo la sentenza sui rimborsi della Corte costituzionale. E, dunque, la previsione dell’adeguamento pieno delle pensioni fino a tre volte il trattamento minimo; al 95% per quelli da tre a quattro volte il minimo; al 75% per quelli da quattro volte a cinque volte il minimo; al 50% per quelli da cinque a sei volte il minimo e al 45% per i trattamenti complessivi superiori a sei volte il trattamento minimo. Ma tutto questo armamentario di scaglioni e soglie, almeno per il 2017, è destinato a finire in soffitta, perché con l’inflazione zero, non ci sarà niente per nessuno.
fonte: quotidiano.net