Come riporta l’edizione genovese de La Stampa, anche a Genova è scoppiata la questione della previdenza complementare dei Vigili Urbani finanziati con i proventi delle multe. Multa dopo multa, nelle casse del Comune si è accumulato in sette anni il tesoretto dei vigili. Destinato ad ingrossare il fondo pensione dei vigili urbani genovesi. Ci sono quasi due milioni e mezzo di euro. Ma ai vigili, sino ad oggi, di quella cifra non è andato un centesimo. Per un contenzioso – ancora in corso – tra le sigle sindacali, che dovrebbero gestire in maniera unitaria la corresponsione di quella quota – il 2,5% dei proventi delle sanzioni amministrative – destinata proprio ai vigili e alle loro pensioni integrative.
Adesso però, di fronte alla prospettiva dei ricorsi e delle cause minacciate da singoli agenti, è il Comune che ha deciso di intervenire. E poco prima di Natale ha varato una delibera secondo cui la direzione personale del Comune dovrà individuare il “comitato di gestione” (ce ne sono due che si danno battaglia) «più rappresentativo» della polizia municipale, per procedere finalmente all’assegnazione dei fondi «da destinare a misure di assistenza e previdenza per il personale».
Per capire come si è arrivati a questo punto bisogna ritornare alla riforma del codice della strada, entrato in vigore nel 2010. L’articolo 208, che riorganizza l’utilizzo delle sanzioni amministrative, indica le finalità a cui possono essere destinati gli introiti. Ci sono gli investimenti per la sicurezza, quelli per la ricerca, l’educazione stradale e, in ultimo, anche la previdenza e l’assistenza dei vari corpi delle forze dell’ordine, fra cui anche la polizia locale. Una facoltà poi definita anche da una legge attuativa regionale in Liguria. La palla a quel punto è passata ai rappresentanti di categoria. Ma da subito c’è stata una spaccatura, tra i sindacati, che ha paralizzato di fatto sino ad oggi l’assegnazione di quelle risorse. Prima si è atteso sino al 2014 per dare vita a un “comitato di gestione” che indicasse come stanziare le risorse derivanti dalle multe. Poi, la Ospol-Csa con il suo rappresentante Pasqualino Monfrecola ha dato vita a un suo comitato autonomo, in aperto contrasto con le altre sigle, Cgil, Cisl, Uil e Diccap, che avevano raggiunto un accordo. Al Csa non andava bene la quota esigua dei proventi delle multe, il 2,5%, che sarebbe stata data ai vigili. Perché in altri comuni italiani la parte è risultata essere ben più alta. Inoltre sono sorte discussioni anche sulla tipologia di sanzioni inseribili nel conteggio: i vigili infatti decisero di escludere, anche per evitare polemiche, tutte le multe non derivanti dall’attività su strada degli agenti. Niente corsie gialle, telecamere ztl, sanzioni da Amt, tutor sulla Sopraelevata e simili. Abbassando decisamente l’importo su cui calcolare il 2,5%, che è rimasto intorno ai 14milioni di euro l’anno. E infatti, secondo il calcolo riportato nella delibera comunale, tale quota è rimasta sempre intorno ai 350mila euro, senza poter scendere però sotto i 330mila.