a normativa sugli investimenti è compatibile con i nanotempi della finanza? Ne hanno discusso esponenti del governo e del mondo previdenziale, riuniti da Itinerari Previdenziali lo scorso 15 marzo in una tavola rotonda durante il convegno “Investimenti tradizionali e alternativi nell’era del tasso zero”.
EQUILIBRIO PREVIDENZIALE DA MANTENERE
Nell’intervento di apertura Rocco Aprile, dell’Ispettorato generale per la spesa sociale del ministero Economia e finanza, si è concentrato sugli aspetti connessi con gli equilibri e la stabilità dei sistemi previdenziali. Lo scopo del suo contributo è stato capire come le aspettative di rendimento si collochino nell’ambito della funzione istituzionale delle Casse previdenziali. Rocco Aprile ha ricordato che le Casse sono enti con una personalità giuridica di diritto privato che hanno autonomia gestionale, amministrativa e contabile. Dalla funzione di interesse pubblico che è sancita costituzionalmente deriva l’obbligatorietà della contribuzione e il vincolo della vigilanza da parte dello Stato. Da questa stessa funzione dipende anche l’inserimento delle casse nell’elenco Istat perché i saldi degli enti impattano direttamente sull’indebitamento delle Pubbliche amministrazioni.
Il discorso si è concentrato quindi sulla valutazione del rendimento del patrimonio come criterio per garantire gli equilibri dei sistemi previdenziali delle Casse e livelli adeguati di prestazioni, in alternativa a interventi strutturali su età del pensionamento e aliquota contributiva. Il rendimento, secondo Aprile, dipende dalle politiche di investimento su cui la Cassa ha certamente margini di scelta ma non è in grado di determinare direttamente nel livello. Errori in questo senso possono comportare ritardi nell’adozione di interventi strutturali di riforma, che possono pesare in termini di trasferimento di oneri nei più giovani e in termini di effetti negativi sulla finanza pubblica proprio per il ruolo che le Casse hanno in virtù della loro inclusione nell’elenco Istat.
Aprile ha sostenuto quindi che ogni intervento volto a consentire un uso più efficiente e remunerativo del patrimonio è auspicabile sia nell’interesse degli iscritti che per gli equilibri di finanza pubblica. Tuttavia, ha proseguito nell’argomentazione, proprio per la funzione di interesse pubblico che le Casse hanno, le politiche d’investimento devono essere orientate a perseguire rendimenti stabili e duraturi in un orizzonte temporale di medio e lungo periodo. Non sembra dunque prudente fare eccessivo affidamento sul rendimento strutturale per finanziare prestazioni più elevate sia per il grado di incertezza sia perché si può ritardare l’adozione di interventi di riforma che richiedono tempo per poter essere realizzati e sviluppati.
Ha concluso quindi asserendo che il patrimonio può essere usato in modo più efficiente se non è condizionato dalla necessità di coprire gli squilibri previdenziali inattesi. A parità di condizioni di mercato il fatto di non vincolare la gestione al debito previdenziale consente di avere rendimenti superiori.
INDISPENSABILE AGGIORNARE LE REGOLE

Bruno Busacca, caposegreteria tecnica del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, è entrato maggiormente nel merito della normativa sugli investimenti e sulla questione se questa sia compatibile o meno con i tempi della finanza. Tutto il sistema della regolazione pubblica, non solo quello dei sistemi finanziari, ha sottolineato Busacca, è oggi in difficoltà rispetto a un mondo che è completamente cambiato. Cercare modelli normativi efficienti è un problema complesso che non interessa solo le Casse e i Fondi pensione ma ha implicazioni molto più generali, basti pensare al fatto che in ambito europeo il tentativo di creare una regolazione sovranazionale in molti casi ha prodotto deformità piuttosto che semplificazione.
Per quanto riguarda le Casse professionali, secondo Busacca è necessario che si arrivi a un aggiornamento di un modello che risale ormai a trent’anni fa, uno schema normativo pensato su un sistema di casse il cui funzionamento era profondamente diverso da quello di oggi. È importante quindi esplorare modi più efficaci ed efficienti di funzionamento senza per questo avere l’illusione che una disciplina possa valere per sempre. Le casse previdenziali, infatti, sono legate a eventi esterni che non nascono dalla disciplina ma dalla società e dai cambiamenti. La qualità stessa della norma, per quanto sia un elemento importante, non può risolvere tutti i problemi. In risposta all’intervento del rappresentante del Mef, Busacca ha sollecitato una riflessione  seria sul tema del rapporto tra autonomia riconosciuta delle Casse e il loro inserimento nell’elenco Istat. Nella sua esperienza professionale all’interno della segreteria tecnica del ministero ha potuto rilevare che spesso il tema è stato affrontato come un’affermazione di principio con tutte le difficoltà connesse con l’attività stessa di vigilanza. I ministeri vigilanti, ha proseguito Busacca, dovrebbero elaborare linee guida che consentano di uscire da quella che definisce una “specie di trappola”, per cui si ha un principio assoluto e poi ogni volta di fronte all’esigenza del momento si cercano soluzioni pragmatiche. Questo crea incertezza di fondo e problemi per il lavoro stesso dei ministeri.
È bene dunque cominciare a ragionare sulla necessità di una vigilanza più raffinata concordando linee guida che la rendano più veloce, più efficace e meno formalistica.
CASSE, BENZINA PER LA CRESCITA
Secondo Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, una legislazione più snella potrebbe consentire di raggiungere in tempi più rapidi risultati economici di crescita per il Paese, dando al contempo alle Casse e ai Fondi pensione la possibilità di beneficiare di agevolazioni fiscali maggiori. La strada perché tutto questo si possa realizzare in tempi rapidi è una norma che abbia criteri di carattere generale e preveda degli spazi attuativi demandati alla responsabilità dei singoli enti. Viceversa delle leggi rigide che regolamentino ogni singolo atto producono come effetto un rallentamento fortissimo.
La finanza, infatti, ha tempi rapidi rispetto ai quali le casse privatizzate e la previdenza complementare rischiano di rimanere penalizzate perché hanno un insieme di regole che ne condizionano la rapidità delle decisioni.  Nella legge di bilancio del 2017 sono state inserite norme interessanti, come appunto la detassazione sugli investimenti nell’economia reale, che riportano a parametri europei. Le regole dunque sono state individuate ma la domanda che è stata rivolta ai ministeri è se non si possa fare un passo ulteriore per essere più pragmatici e raggiungere più rapidamente gli obiettivi di crescita del Paese, consentendo per esempio anche alle Casse e ai Fondi pensione un uso misto dei prodotti di investimento (i Pir retail) con benefici fiscali maggiori. Questo sarebbe un esempio in cui una legislazione più snella potrebbe ridurre i tempi per conseguire risultati concreti.
INTERVENIRE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE
“La politica e i partiti non hanno capito le esigenze di questo Paese”. Ha aperto così il suo intervento Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile sotto i trent’anni è del 40 per cento, ha sottolineato il presidente di Assofondipensione. La prima urgenza, dunque, è diminuire il tasso di disoccupazione per non rischiare di rimanere senza prospettive. Gli italiani che sono “fuggiti” in Inghilterra per trovare lavoro sono 600mila. Ci sono anche medici, chirurghi, manager, professionisti affermati che hanno lasciato l’Italia in cerca di una realizzazione professionale. Prima ancora di parlare di tempi della finanza, secondo Maggi, è opportuno pensare a come migliorare la situazione economica. Per farlo si devono prima di tutto diminuire le tasse e risolvere il problema della burocrazia che con i suoi tempi, scollati rispetto alle esigenze reali, incide in maniera anche drammatica sull’efficienza del Paese.
I Fondi pensione sono 31 con un patrimonio in gestione di 46 miliardi di euro il che dimostra come la governance degli investimenti sia stata eccellente. Tuttavia oggi, di fronte al cambiamento degli scenari, è importante essere pronti per trovare nuove soluzioni, formule alternative di investimento soprattutto indirizzate verso l’economia reale. L’obiettivo dei Fondi pensione sarà quindi quello di aiutare con i propri investimenti il sistema Italia, perché un Paese in cui chiudono 150 imprese al giorno non ha futuro.
NON SOLO PENSIONI, MA SOSTEGNO AL LAVORO
Alberto Oliveti ha riassunto infine la posizione dell’Adepp: “La mission delle Casse è quella di pagare pensioni e dare assistenza al bisogno. Quello che faremo adesso è di stringere di più i bulloni tra lavoro e previdenza. Questo è il tempo”. Il presidente dell’Enpam e dell’Adepp ha aggiunto anche che è così che tiene il patto generazionale, l’albero di trasmissione su cui poggiano sostanzialmente i sistemi di tutte le casse dei professionisti. I liberi professionisti aiuteranno il sistema Paese in due modi: con la qualità del loro lavoro e pagando le tasse da liberi cittadini. Ce n’è poi un terzo come Casse, con il flusso fiscale che viene versato allo Stato. Un’imposizione che non ha equivalente  nel resto d’Europa e che per questo – ha sostenuto Oliveti – non solo è asimmetrico, ma è penalizzante per i giovani, specie in considerazione del fatto che  devono confrontarsi con i mercati aperti dell’Europa e oltre.
Le attività dell’Adepp sono tutte improntate alla mission istituzionale di fare bene il mestiere di pagare le pensioni, da un lato, e dall’altro di sostenere il lavoro degli iscritti con un welfare che non sia solo di tipo assistenziale, incentrato sui bisogni, ma professionale. Un welfare che sia un fattore di crescita facendo in modo che il lavoro sia produttivo. Venendo al decreto 166 sugli investimenti Oliveti ha fatto notare che se il testo normativo verrà trasposto così com’è alla realtà degli enti privatizzati presenta dei punti critici su cui più volte è intervenuto. Primo tra tutti il fatto di essere assoggettati al codice degli appalti, che allunga i tempi di gestione di investimento e riduce la platea dei potenziali gestori indiretti perché non tutti i gestori specie quelli internazionali accettano una normativa di carattere nazionale.
Il secondo punto su cui Oliveti ha espresso perplessità è quello legato ai limiti qualitativi e quantitativi degli investimenti. Il presidente Adepp ha fatto notare come oggi per la realtà dei mercati sia un problema andare con tetti, limiti, divieti e criteri. Bisognerebbe piuttosto – e la tendenza economica finanziaria mondiale va in questa direzione – valutare i prerequisiti e cioè: l’investimento ha una corretta gestione del rischio? Si è valutata adeguatamente la capacità di collegare la redditività, la rischiosità e la durata dell’investimento? Da questo  punto di vista, ha proseguito Oliveti, un decreto dovrebbe avere come obiettivo quello di favorire in modo chiaro ed efficiente piuttosto che mettere limiti, divieti e criteri.
In attesa che il decreto sia emanato, l’Adepp ha continuato nella politica di darsi delle regole comuni:  dopo il codice etico e quello della trasparenza, è stato adottato anche un codice di autoregolamentazione che ha recepito la maggior parte delle indicazioni contenute nel decreto con una caratteristica fondamentale:  le casse si autoregolano “nella logica del contenitore a fogli mobili per potersi adattare rapidamente sulla base delle evidenze dei mercati”.
Il Presidente Oliveti ha chiuso il suo intervento accogliendo con favore la sollecitazione di Bruno Busacca sulla necessità di collaborare per una vigilanza efficace nell’interesse di tutti gli iscritti.

( fonte Adepp)