Il mondo del ministero degli Esteri è sempre stato nell’immaginario collettivo un mondo affascinante e misterioso. La professione del diplomatico non è ben definita come quella del medico, dell’architetto. Deve occuparsi dei compiti più vari bel lontani dal cliché che vedono nelle feste e ricevimenti la sua principale occupazione.
E’ principalmente svolgere un lavoro burocratico ed è abbastanza stupefacente constatare che durante ls repubblica romana prima e l’impero dopo, a Roma non via sia mai stato un corpo specifico di persone che si occupavano di “relazioni esterne” e non esisteva un corpo specializzato. Le funzioni erano svolte dal Senato o da uomini di fiducia dei consoli prima e degli imperatori dopo. Bisogna arrivare alla Repubblica Veneta per leggere le prime accuratissime relazioni degli ambasciatori della Serenissima.
Il libro di Antonio Morabito “ Valigia Diplomatica”, che ha una bella prefazione di Stefano Folli, il noto editorialista di un famoso quotidiano, si legge tutto di un fiato. Le considerazioni  che vengono alla mente sono tantissime, a partire proprio dal titolo, che è il simbolo clou della diplomazia e un appendice di ogni diplomatico.
Il libro sostanzialmente è la vita intensa, fruttuosa ed appassionante dell’Ambasciatore Morabito, attualmente in servizio presso la comunicazione della Direzione Generale per la promozione del sistema Paese e segna il passaggio simbolico dalla valigia di cartone, simbolo identificativo del meridionale che emigrava, alla valigia diplomatica, simbolo duplice del  raggiunto successo

professionale e di una attività poliedrica e soddisfacente.
Il libro ci racconta l’avventura da un piccolo paese della Calabria, al ministero degli Esteri e le esperienze

Antonio Morabito

Antonio Morabito

nei vari paesi. Il libro rivive in forma quasi romanzata tutte le tappe nei vari paesi sempre tenendo saldamente in pugno la sua valigia diplomatica. Quella valigia piena di ricordi domestici, si riempie di impegno ed esperienze accompagnando l’autore in ambasciate, consolati, all’Onu e nei palazzi istituzionali.
Ma oltre a questo, la valigia diplomatica ricetto di documenti e cose inviolabili contiene sicuramente altro.
Ogni italiano e i diplomatici per professione portano il messaggio della loro italianità all’estero a volte

consciamente  a volte inconsciamente. Uno dei nostri modelli  di sviluppo e di orgoglio è sicuramente contenuto nel nostro welfare, nello spirito di collaborazione e di approfondimento. La conoscenza di come questo viene coniugato all’estero ed il raffronto che poi trova concreta applicazione in tante occasioni, costituisce prima di tutto un arricchimento personale e questo necessariamente non può essere estraneo anche alla nuova collocazione lavorativa presso il ministero.

Lì le tematiche seguite da moltissimi funzionari diplomatici, da amministrativi, docenti e personale qualificato di varie aree spaziano su temi e settori sconfinati, compresi quelli del welfare di cui se ne occupano in maniera principale in campo internazionale l’OCSE, le Nazioni