Curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, l’ottava edizione del Rapporto fornisce una visione d’insieme del complesso bilancio del sistema previdenziale italiano relativo all’anno 2019, ponendosi come ideale proseguimento delle pubblicazioni realizzate dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale fino al 2012, anno in cui il Nucleo ha cessato la sua attività.
Con l’obiettivo di definire tendenze, criticità e peculiarità del nostro welfare state, il documento offre dunque a decisori politici, media e operatori del settore non solo un’analisi puntuale della spesa pensionistica, delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema, ma anche una riclassificazione della spesa per protezione sociale all’interno del più ampio bilancio dello Stato, con previsioni di breve e medio termine.
Completano l’indagine un approfondimento sulla spesa sanitaria e per la Long Term Care (pubblica e privata) e sui principali trend riguardanti il welfare complementare.
Dall’Ottavo Rapporto emergono alcune interessanti notizie:
1) Nel 2019 si interrompe la lunga serie in diminuzione dei pensionati del sistema Italia, che dai 16.004.503 del 2018 aumentano fino a 16.035.165 (+30.662 unità).
2) Il numero dei lavoratori attivi regolari che pagano i contributi e le imposte è stato nel 2019 il più alto di sempre toccando quota 23.376.000, superiore anche al record del 2008, ultimo anno positivo prima della grande crisi.
3) Nonostante Quota 100 e le altre forme di pensionamento anticipato introdotte o prorogate dalle ultime Leggi di Bilancio, si consolida anche il rapporto occupati e pensionati, che sale fino a 1,4578, miglior risultato degli ultimi 23 anni.
Pensionati
Dopo un trend positivo iniziato nel 2009 e proseguito fino al 2018 in modo costante per effetto delle ultime riforme previdenziali, che hanno innalzato gradualmente requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati italiani risale fino a 16.035.165 unità. Un incremento comunque inferiore a quanto ci si aspettasse a seguito dell’entrata in vigore di Quota 100, in parte motivabile con la contestuale e numericamente significativa cancellazione di molte pensioni erogate in giovane età, con effetti positivi sul sistema.
Occupati
Aumentano anche nel 2019 toccando quota 23.376.000 (erano circa 70mila in più nel mese di luglio), con un tasso di occupazione totale a fine anno pari al 59,1%, un tasso di occupazione femminile al 50,1% e quello degli over 50 vicino al 61%. Tutti dati da record e in miglioramento. Crescono però a 259,65 milioni (+20%) le ore di cassa integrazione autorizzate, principalmente a causa della contrazione occupazionale dell’ultimo trimestre 2019, mentre il “monte ore lavorato” dei dipendenti resta ancora inferiore del 5% rispetto al 2008, così come le ore lavorate nell’anno per addetto.
Rapporto attivi/pensionati
Secondo Mara Guarino, di Itinerari Previdenziali, malgrado l’impatto delle misure di anticipo pensionistico introdotte dalla Legge di Bilancio per il 2019 e l’incremento dei pensionati, regge e addirittura migliora il rapporto tra occupati e pensionati, che nel 2019 tocca quota 1,4578, contro l’1,4521 del 2018. Un valore, fondamentale per la tenuta di un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano, che non solo rappresenta il miglior risultato di sempre ma che è anche molto prossimo a quell’1,5 già indicato nei precedenti Rapporti come soglia necessaria per la stabilità di medio e lungo termine del sistema.
Dati che, nel complesso, certificano dunque la buona tenuta del sistema, ma solo fino al 31 dicembre 2019: ancora tutto da valutare, infatti, l’impatto della pandemia da nuovo coronavirus. Se, da una parte, sblocco dei licenziamenti ed esaurimento della cassa integrazione COVID-19 potrebbero mettere a dura prova l’occupazione, soprattutto in assenza di un piano vaccinale rapido e interventi in grado di rilanciare produttività e sviluppo del Paese, dall’altra la delicata situazione socio-economica prodotta da SARS-CoV-2 potrebbe accentuare la propensione al pensionamento degli italiani, mettendo il turbo a Quota 100 e alle altre misure di anticipo messe in campo negli ultimi anni, al posto di una vera e coraggiosa riforma in grado di ovviare alle eccessive rigidità della Monti-Fornero.
Estremamente probabile quindi che il rapporto attivi/pensionati possa peggiorare nel 2020, per poi tornare sui livelli del 2019 non prima del biennio 2024/2025.