Aumentano i risparmi dei lavoratori nei fondi pensione ma questi investono ancora quasi solo in titoli di debito pubblico e molto poco nel sistema delle imprese italiane e ancor meno sono orientati verso logiche di impatto positivo su ambiente e società secondo i criteri Esg.
Circa 18 mesi fa, pochi giorni prima di essere travolti dalla pandemia, avevamo presentato un’analisi sulla previdenza complementare e sul suo potenziale ruolo nell’affermazione di una finanza sostenibile, con impatto positivo su ambiente e società.
L’occasione era data dall’ingresso, anche in Italia, della cosiddetta Direttiva IORP II (recepita con decreto legislativo 147 del 13 dicembre 2018), che ha l’obiettivo di spingere i fondi pensione ad integrare gli aspetti di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ormai diffusamente sintetizzati con la formula “ESG”) nelle politiche di investimento, con adeguate misure di disclosure. Il tutto mentre il mercato finanziario cominciava a conoscere i lavori della Commissione europea per una Tassonomia sulla finanza sostenibile, nell’ambito dell’omonimo Action Plan.
Il tema era stato affrontato anche in uno degli ultimi eventi “in presenza” prima del lockdown, organizzato da Banca Etica e Cgil.
Dopo la pandemia, con il PNRR in arrivo, possiamo ora dare un aggiornamento a quelle evidenze.
Ammontano a 162 miliardi gli investimenti della previdenza complementare nel 2020, e sono così distribuiti:
gli investimenti in titoli di debito pubblico ammontano al 37,2% del totale, in discesa dal 40,2% del 2019 e dal 41,7% del 2018;
la quota di debito pubblico italiano è pari al 17,5%, anch’esso in discesa dal 20,6% del 2019 e dal 21,4% del 2018;
in titoli di debito privato è investito il 18,9% (era il 17,1% a fine 2018);
in azioni e altri titoli di capitale va il 19,6% (era il 16,4% due anni prima);
in OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari-Fondi comuni di investimento mobiliare aperti, italiani ed esteri, e le società di investimento) o quote di OICR (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio)il 15,5% (valore al 13,8% nel 2018).
Un orientamento più marcato di responsabilità sociale e ambientale
Anche per il 2020 si può fare affidamento sulla ricerca del Forum Finanza Sostenibile per conoscere le strategie di orientamento degli investimenti dei fondi pensione italiani che rispondono a criteri selettivi di tipo ESG. L’evoluzione registrata tra 2018 e 2020 è interessante.
Aumenta, in generale, la quota di attivo gestita dai fondi pensione italiani secondo criteri ESG. Pur con qualche caveat ( riserva) dovuto alla eterogeneità delle basi dati, il confronto tra 2018 e 2020 evidenzia un incremento importante, dal 23% del totale al 32%. Le masse gestite secondo politiche di responsabilità sociale e ambientale passano da circa 30 a circa 53 miliardi di euro.
In complesso, restano lontani gli obiettivi di un pieno orientamento delle risorse della previdenza complementare a logiche di impatto positivo su ambiente e società. I due terzi delle masse sono ancora gestite senza alcuna valutazione di questo tipo. Ma il mercato si va spostando, e con esso la cultura dei gestori.
Alessandro Messina
9 Ottobre 2021
fonte: sbilanciamoci.info