Il COVID-19 impatta sui sistemi pensionistici in tutto il mondo – l’Italia in coda

Il Mercer CFA Institute Global Pension Index 2021, mette a confronto 39 sistemi pensionistici su scala internazionale, con una copertura pari a quasi due terzi della popolazione mondiale
I Paesi Bassi e la Danimarca mantengono rispettivamente il primo e il secondo posto; Israele, new-entry nella ricerca sostituisce l’Australia al terzo posto
L’Italia è al 29° posto e si dimostra ancora debole in materia di Sostenibilità, cioè la capacità di far fronte economicamente alla spesa pensionistica, mentre è superiore alla media i valori di Integrità cioè la trasparenza del sistema e l’Adeguatezza, cioè la capacità di mantenere da pensionato un adeguato tenore di vita corrispondente al periodo lavorativo.
L’impatto della pandemia sarà negativo a lungo termine, a causa della riduzione dei contributi conseguenti alla disoccupazione, dei minori rendimenti degli investimenti e del debito pubblico che sarà più elevato
Il Report incoraggia i singoli Paesi a favorire un ragionamento sul risparmio pensionistico, a partire dall’adesione individuale e collettiva a fondi pensione, ed a riflettere sull’età giusta per andare ordinariamente in pensione anche in relazione alle più lunghe aspettative di vita.
L’impatto della pandemia, durante il 2020, contribuisce ad aumentare la pressione finanziaria sui sistemi pensionistici di tutto il mondo, non solo nel presente ma anche per il futuro. Al tempo stesso, gli aspetti demografici, fra cui le più lunghe aspettative di vita, continuano a influenzare le scelte di ogni Paese rispetto all’assetto del proprio sistema pensionistico, mentre il COVID-19 sta esacerbando l’insicurezza pensionistica, questo in sintesi il 12 ° indice annuale Mercer sui sistemi pensionistici mondiali, condotto quest’anno con CFA Institute.

Molti governi hanno risposto alla pandemia con benefici economici sostanziali specie nel sostegno al reddito e sgravi fiscali oltre che politiche di welfare in genere e le banche centrali hanno adottato politiche monetarie non convenzionali ed espansive. L’era dei tassi bassi, dei premi al rischio molto compressi pone delle sfide importanti nell’ambito della sostenibilità delle pensioni future, il tutto aggravato dalla crisi economica globale generata dalla pandemia. Elementi che vanno aggiungendosi alle normali sfide della gestione del rischio in un portafoglio pensionistico. Per l’Italia basta pensare ai Fondi pensione ed alle Casse di previdenza dei professionisti.

La ricerca Mercer esamina l’efficacia dei sistemi pensionistici, sui punti di forza e debolezza delle diverse impostazioni e, sebbene non esista un modello pensionistico “universale” il Global Pension Index fornisce informazioni comparative che possono aiutare ogni Paese a valorizzare le specificità del proprio sistema.
È importante ricordare che l’indice – che sotto il termine “sistema pensionistico” intende la somma di previdenza pubblica, complementare e del risparmio previdenziale, anche attraverso strumenti assicurativi e di risparmio gestito – prende in considerazione i sistemi previdenziali in senso ampio come un insieme di strumenti che garantiscono la gestione finanziaria dell’uscita dalla vita lavorativa dei singoli.

Il confronto, iniziato 12 anni fa e che tutt’oggi prosegue, aggrega i dati basati su oltre 40 indicatori, relativi a diversi Paesi, suddivisi in tre macro-aree: Adeguatezza, Sostenibilità e Integrità.

Con adeguatezza si intende il livello delle prestazioni erogate per la media dei lavoratori. All’interno della macro-area sostenibilità si trovano indicatori quali la percentuale di adesione a fondi di previdenza complementare e a fondi pensione, aspetti demografici ed alcune evidenze macroeconomiche come contribuzione e debito pubblico. La macro-area integrità, infine, considera diversi elementi di normativa e governance del rischio pensionistico, così come il livello di fiducia che i cittadini di ogni paese hanno nel loro sistema.
Il valore dell’indice rappresenta una media ponderata dei punteggi in queste tre diverse macro-aree. La metodologia è rimasta pressoché invariata nelle successive edizioni, così come l’assunto che per garantire la tenuta della previdenza di un Paese, il reddito pensionistico deve essere sostenuto da “pilastri” pubblici e privati.

L’impatto del COVID-19 sul futuro dei sistemi pensionistici
L’impatto del COVID-19 sul sistema pensionistico è estremamente ampio: senza dimenticare la salute pubblica e l’impatto in particolare sulle fasce di popolazione meno giovane, il lockdown avrà sono effetti economici a lungo termine sul mondo del lavoro, sui tassi di interesse, sui rendimenti degli investimenti e sul livello di fiducia nel futuro. Di conseguenza, la disponibilità di redditi pensionistici adeguati e sostenibili nel lungo termine.

Il livello del debito pubblico è aumentato in molti Paesi e questo probabilmente limiterà la capacità dei futuri governi di sostenere le popolazioni più anziane, sia attraverso le pensioni che attraverso i servizi sanitari o ricreativi dedicati.

Con questa consapevolezza, numerosi governi stanno strutturando una vasta gamma di risposte a sostegno dei propri cittadini e dei sistemi pensionistici.

È evidente che a maggior ragione ora diventa fondamentale migliorare la governance a livello di fondi pensione, aumentare la trasparenza con l’obiettivo ultimo di migliorare la fiducia degli iscritti e contestualmente attrarne di nuovi, ed in tale ottica diventa fondamentale continuare a sviluppare una governance che considera anche la tematica ESG. L’acronimo ESG sta per Environmental, Social, Governance e si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare tutte quelle attività legate  all’investimento responsabile (IR) che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance.
È interessante notare che i sistemi pensionistici dei due paesi leader della ricerca, Paesi Bassi e Danimarca, non hanno consentito pensionamenti anticipati, nonostante il risparmio pensionistico totale sia in entrambi i casi superiore al 150% del PIL del paese.
La crisi legata a COVID-19 ha anche aumentato la disuguaglianza di genere nell’erogazione pensionistica. Anche prima della pandemia, molte donne andavano in pensione con meno risorse rispetto agli uomini. Ora si prevede che tale divario aumenti ulteriormente in molti sistemi pensionistici, in particolare ricordando la crisi dei redditi in settori in cui le donne rappresentano più della metà della forza lavoro, come la sanità e la ristorazione.

In sintesi
I Paesi Bassi hanno registrato il valore più alto (82,6) e hanno mantenuto la prima posizione nella classifica generale, nonostante le significative riforme pensionistiche in atto; la Thailandia ha fatto registrare il valore dell’indice più basso (40,8).

Per ogni macro-area, i punteggi più alti sono stati attribuiti ai Paesi Bassi per l’adeguatezza (81,5), alla Danimarca per la sostenibilità (82,6) e alla Finlandia per l’integrità (93,5). I punteggi più bassi nelle 3 macro-aree sono stati registrati il Messico per l’adeguatezza (36,5), l’Italia ancora una volta per la sostenibilità (18,8) e le Filippine per l’integrità (34,8).

La macro-area che misura la sostenibilità continua a rappresentare il punto debole in molti sistemi. Il punteggio medio di sostenibilità è sceso di 1,2 punti indice nel 2020 a causa della crescita economica negativa registrata nella maggior parte delle economie a causa del COVID-19.

Rispetto all’Italia il Report suggerisce anche quest’anno di:
• Continuare ad aumentare la diffusione del sistema pensionistico complementare, sia in termini di adesioni che di asset investiti a disposizione per pagare le prestazioni  future e per garantire un elevato tasso di sostituzione tra reddito da lavoro e reddito da pensione;
Continuare a far crescere il tasso di partecipazione al mondo del lavoro della popolazione di tutte le età, ed ampliando la partecipazione in età matura;
Limitare l’accesso a benefit di natura previdenziale prima del pensionamento;
Ridurre l’ammontare del debito pubblico, per il suo impatto diretto sul primo pilastro pensionistico.
Con un’aspettativa di vita sempre più lunga, un tasso di crescita economica globale e nazionale in potenziale contrazione e un alto livello del debito, il Report continua ad ammonire l’Italia rispetto ai punti deboli del sistema. Attraverso un approccio maggiormente diversificato al sistema pensionistico, che tenga conto di pilastri previdenziali costruiti anche a livello individuale, il sistema Paese garantirebbe maggiore sostenibilità del benessere finanziario per i singoli.

Di converso il valore dell’ Adeguatezza in Italia è superiore alla media, con un punteggio di 66.7 (contro 60.9 punti di media) e rende l’Italia assimilabile alla Svezia (65.4 punti) e all’Austria (65.2 punti).

Anche il valore dell’Integrità, di 74.4 punti, supera la media pari a 71.3 punti, ancora una volta rendendolo vicino al valore austriaco di 74.6 punti, e a quello dell’Irlanda – 76.5 punti.

Diverso invece il risultato ottenuto nell’area delle Sostenibilità, dove l’Italia raggiunge 18.8 punti a confronto con una media di 50 punti, ottenendo così l’ultimo posto in classifica in questa area – una posizione a fondo scala che l’Italia ricopre sin dall’ingresso nella classifica nel 2014. Quest’area, come detto, misura la capacità del sistema pensionistico di continuare a garantire gli attuali livelli di erogazione nel futuro, ed in tal senso mette in evidenza la debolezza di numerosi sistemi pensionistici.

Sebbene l’adeguatezza delle pensioni erogate oggi in Italia sia più che soddisfacente, il valore della macro area sostenibilità ci dice che questo in futuro potrebbe non essere più vero. Le ragioni sono da ricercarsi nella minima adesione alla previdenza complementare e dalla tendenza di fare una mini riforma ogni anno che aggrava la spesa pensionistica come si sta facendo con il passaggio da quota 100 alla proposta di istituzione della c.d. quota 102 o 104.