Come orientarsi nella scelta della Previdenza complementare

Man mano che aumenta il numero di coloro che andranno in pensione con il sistema contributivo puro (coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1996), aumentano coloro che subiranno un taglio drastico sulle loro rendite pensionistiche quantificabile dal 20% come minimo.

Questo per quanto riguarda i lavoratori con contratti continui e retribuzione in aumento man mano che si avvicina l’età fatidica per la pensione di vecchiaia. Per i meno fortunati che hanno avuto lavori discontinui e retribuzioni vicino al minimo salariale la situazione è molto più drammatica. Per loro l’unica speranza è l’assegno sociale o la pensione di cittadinanza, se ci sarà ancora.
Per i lavoratori “garantiti” comunque lo scenario non è roseo, anche se meno fosco per quelli meno fortunati: L’unica speranza per vivere meglio la vecchiaia è la pensione complementare.
Quando un lavoratore si convince che l’unica strada per assicurarsi una pensione decente è il ricorso alla previdenza complementare, si rende conto che quella non è un’unica scelta definitiva, ma che ne deve fare a cascata delle altre sulle quali non sempre è adeguatamente preparato.
Come paradossalmente ha fatto notare Mefop, a nessuno, dovendo fare un viaggio aereo sarà chiesto di scegliere la rotta, scegliere dove e quando atterrare perché il nostro viaggiatore sa che è stato già tutto stabilito e durante la navigazione ci penseranno i piloti, le torri di controllo e la buona sorte.
Ma nella previdenza complementare non è così.

Quasi tutte le scelte sono a carico del lavoratore ed i “piloti automatici” messi in piedi convincono poco.

La prima scelta riguarda l’adesione: E’ opportuno aderire alla previdenza complementare o accontentarsi del “poco ma sicuro” garantito dalla pensione Inps e tenersi il Tfr che ha rendimenti garantiti? E se si decide ad iscriversi, basta il proprio contributo e quello del datore di lavoro, più il Tfr maturato dal giorno dell’adesione per avere una integrazione sufficiente, oppure è il caso di fare un versamento aggiuntivo? E inoltre è meglio aderire al “fondo di categoria” oppure ad un “Pip”, i piani pensionistici individuali, oppure ad un “fondo aperto”.
Una volta stabilito tutto questo, si entra nel campo della “Alta finanza”. Le forme di previdenza complementare, si sa, investono le somme versate dai lavoratori sui mercati finanziari I fondi investono in vari “comparti” che corrispondono a diverse linee di investimento: bisogna decidere a quale comparto di investimento iscriversi, cioè come far investire i propri soldi, se scegliere un investimento garantito oppure rischiare in prodotti con più alti rendimenti, optare per il monetario o il bilanciato.
Oppure conoscere i meccanismi automatici di tutela dell’iscritto nella sua vita lavorativa fino alla pensione, come il cosiddetto «lifecycle», letteralmente “ciclo della vita”: consiste nell’adeguamento periodico degli investimenti dalle forme più rischiose a quelle più tranquille man mano che si avvicina l’età della pensione.
La componente azionaria si ridurrà a tappe prestabilite per lasciar sempre più spazio a titoli obbligazionari o garantiti, che diventeranno prima maggioritari poi esclusivi negli ultimi anni di lavoro.

Il lifecycle serve soprattutto a ottimizzare la volatilità dei mercati e la gestione del rischio, insito in qualsiasi scelta finanziaria. Un alternativa concorrenziale è utilizzare per il portafoglio titoli affidabili, dalla volatilità estremamente contenuta, come quelli indicizzati all’inflazione.
E’ più che normale che un lavoratore qualsiasi di fronte a queste domande non sappia cosa fare, ci vogliono competenze specifiche. Ma fortunatamente da tempo su iniziativa governativa, si stanno facendo specifiche iniziative divulgative in materia per poter fare delle scelte adeguate.
Camillo Linguella