L’Autorità di Vigilanza sulla previdenza complementare, COVIP, il 29 ottobre ha reso pubblici
i principali dati statistici relativi ai fondi pensione italiani da cui si rileva un trend positivo in termini di adesioni e di rendimenti nonostante la pandemia.
Le posizioni in essere
A settembre del 2021 le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono
9,571 milioni, in crescita di 229.000 unità (+2,5 per cento) rispetto alla fine del 2020.
Tra le tipologie di forma pensionistica, i fondi negoziali registrano un incremento di 91.000 posizioni (+2,8 per cento), per un totale a fine settembre di 3,353 milioni. Otre metà della crescita si ha in quei fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, in particolare nel settore edile (circa 46.000); seguono il fondo territoriale destinato ai lavoratori della regione Veneto (circa 7.600) e il fondo dei lavoratori del commercio e dei servizi (circa 7.000). Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 70.000 posizioni in più nei fondi aperti (+4,3 per cento) e 72.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+2 per cento).
Il patrimonio
Le risorse destinate alle prestazioni sono, a fine settembre 2021, pari a 208,5 miliardi di euro, circa 10,5 miliardi in più rispetto a fine 2020.
Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 63,9 miliardi di euro, il 5,8 per cento in più.
Nelle forme di mercato, esso ammonta a 27,6 miliardi nei fondi aperti e a 42,2 miliardi nei PIP “nuovi” aumentando, rispettivamente, dell’8,9 e dell’8,1 per cento.
Nei nove mesi del 2021 le forme pensionistiche di nuova istituzione hanno incassato 8,8 miliardi di euro di contributi. Rispetto al corrispondente periodo del 2020, segnato dalla diffusione
dell’emergenza epidemiologica, i flussi contributivi aumentano di circa 660 milioni di euro (+8,1 per cento).
Nei nove mesi del 2021 i risultati delle forme complementari sono stati in media positivi, soprattutto per le linee di investimento azionaria. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, al 3,1 e al 4,1 per cento per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari al 7,3 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, il risultato è stato pari allo 0,9 per cento.
Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nel periodo da inizio 2011 a fine settembre 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,7 per cento per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti, al 3,8 per i PIP di ramo III e al 2,3 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9 per cento annuo.