Più di seimila imprese hanno contribuito quest’anno all’indagine Welfare Index PMI, giunta alla sesta edizione. È una partecipazione in continua crescita, triplicata dal 2016 a oggi. Esamina le aziende di tutti i settori produttivi, le classi dimensionali e le aree geografiche. Un campione che, per numerosità e composizione, rappresenta l’evoluzione del welfare aziendale nelle 660.000 piccole e medie imprese che costituiscono la struttura portante del nostro sistema produttivo . Questa partecipazione è già un segnale di quanto sia aumentata la consapevolezza del valore sociale ed economico del welfare aziendale. Con ventiseimila interviste in sei anni le imprese hanno accettato di misurarlo in modo minuzioso, rilevando 127 variabili e ottenendo come risultato una valutazione individuale del loro livello di welfare. È anche cresciuto il numero di aziende che utilizzano l’indice Welfare Index PMI nella comunicazione pubblica, rispondendo alla crescente attenzione dei consumatori e del sistema finanziario verso il welfare aziendale come fattore di sostenibilità.
Le iniziative adottate nei due anni di emergenza Covid
Il 43,8% delle aziende hanno offerto presìdi di prevenzione e servizi diagnostici, tra i quali tamponi e test sierologici. Molte hanno ampliato i servizi sanitari già disponibili o ne hanno creato di nuovi: 25,7% hanno esteso le coperture assicurative; 21,3% hanno offerto prestazioni sanitarie a distanza, come servizi di consulto medico o psicologico. È stato rilevante il cambiamento affrontato per adeguare l’organizzazione del lavoro aumentando la flessibilità oraria e i permessi (35,8%), così come l’impegno economico a sostegno dei dipendenti: 38,2% hanno erogato bonus, aumenti temporanei delle retribuzioni, integrazioni alla cassa integrazione. 39% hanno sviluppato in modo innovativo la formazione, introducendo soluzioni digitali. Una quota più limitata di aziende, circa il 7%, hanno sostenuto le famiglie nell’assistenza agli anziani, nella cura dei figli e nelle spese scolastiche.
Le imprese, inoltre, hanno offerto contributi alle comunità e alle istituzioni pubbliche, con donazioni (16,4%) e con attività a sostegno del sistema sanitario o della ricerca (9,2%). La gran parte di queste iniziative sono tuttora in corso. Questo sforzo ha modificato in modo permanente il welfare aziendale: il 42,7% delle imprese che hanno attuato iniziative in risposta all’emergenza intendono mantenerle anche in futuro, considerandole una componente strutturale del loro welfare.
I single sono più di 8 milioni
La crisi Covid ha evidenziato le difficoltà provocate dalla polverizzazione del tessuto sociale. 8,4 milioni di famiglie sono costituite da persone singole e 2,5 milioni da un genitore solo con figli a carico : nell’insieme il 42,7% dei nuclei familiari hanno carattere individuale.
Soprattutto gli anziani hanno vissuto un interminabile periodo di sofferenza e isolamento: in Italia 4 milioni di persone con più di 65 anni (29% del totale) vivono sole. Ma un po’ tutte le famiglie hanno dovuto gestire il sovraccarico degli impegni di cura senza poter contare su adeguati sostegni. Anche le difficoltà del sistema scolastico, oltre che peggiorare il livello di istruzione dei bambini e dei ragazzi, si sono ribaltate sulle famiglie. Quando parliamo di crisi del welfare non dobbiamo pensare solo all’indebolimento, negli ultimi decenni, delle capacità di prestazione dei servizi pubblici. Al centro di tutto c’è il cambiamento demografico, la frammentazione del tessuto sociale e soprattutto lo “sgretolamento” della famiglia multigenerazionale che è sempre stata la rete primaria di protezione sociale. E questa trasformazione pone due questioni alle quali certamente non è facile dare risposta. La prima attiene alla molteplicità dei bisogni emergenti e delle condizioni familiari. Si tratta di aiutare le famiglie e le persone rispondendo caso per caso, puntualmente, ai loro bisogni e alle loro attese. Per questo motivo il necessario modello di riferimento è il principio europeo della sussidiarietà: le soluzioni più efficienti sono quelle offerte, in prima istanza, dalle istituzioni più vicine alle famiglie. La seconda questione ha a che fare col significato più ampio dell’operazione di rigenerazione del welfare nel nostro Paese: non si tratta solo di fornire servizi, si tratta di offrire ancoraggi, punti di riferimento per riannodare relazioni e reti di solidarietà.
Previdenza e protezione
Il welfare aziendale punta in primo luogo alla previdenza e alla protezione
Le PMI con un livello alto o molto alto nell’area della previdenza e della protezione sono il 36,5%, valore stabile rispetto al 2019 ma in crescita di circa 5 punti percentuali rispetto al 2017. Includendo anche quelle con un livello medio, la quota di PMI attive in quest’area sale al 57%.
Sul versante della previdenza complementare gli istituti fondamentali sono i fondi pensione derivati dalla contrattazione collettiva nazionale, che l’impresa può integrare versando contributi supplementari (15,9%) oppure aderendo a fondi complementari aggiuntivi (20,5%).
In ambito della protezione le coperture per i lavoratori più diffuse riguardano gli infortuni (39,5%) e il caso morte (11,9%), mentre sono meno presenti le polizze per i viaggi, per la protezione della casa e della famiglia e per il rischio di non autosufficienza (Long Term Care). Dove presenti, nella maggioranza dei casi tali iniziative sono indirizzate alla totalità dei lavoratori. Si tratta inoltre di un’area fortemente presidiata dalle iniziative istituite dai CCNL, ma è rilevante anche il contributo integrativo autonomo delle imprese.
Questo il report delle iniziative:
PREVIDENZA
Contributi aggiuntivi a carico dell’azienda a fondi di previdenza complementare 15,9 Assicurazioni o fondi di previdenza complementare aggiuntivi 20,5
PROTEZIONE
Polizza infortuni / invalidità 39,5
Assicurazione Caso Morte 11,9
Polizza viaggi dipendenti all’estero 3,5
Polizza famiglia / abitazione 2,0
Polizza per rischio di non autosufficienza 1,3
PREVIDENZA MODALITÀ DECISIONALI (base: imprese con almeno una iniziativa)
PREVIDENZA
In applicazione ai CCNL 58,5
Con un contratto integrativo aziendale 13,7
Unilateralmente dall’azienda senza accordi contrattuali / regolamento 27,8
PROTEZIONE
In applicazione ai CCNL 52,1
Con un contratto integrativo aziendale 11,8
Unilateralmente dall’azienda senza accordi contrattuali / regolamento 36,1.