Al fine di contribuire ad una sempre puntuale informazione sulla previdenza complementare, il 25 maggio 2022 la Covip, l’Autorità di Vigilanza sui fondi pensione complementari italiani, ha pubblicato l’elenco dei rendimenti dei fondi pensione negoziali, dei fondi pensione aperti e dei piani individuali pensionistici attuati mediante contratti di assicurazione sulla vita (PIP).
Il rendimento viene indicato per per ciascun comparto, prendendo a riferimento differenti periodi temporali (1, 3, 5,10 e 20 anni).
Il rendimento indicato è quello medio annuo composto. Il rendimento medio calcolato nel regime di capitalizzazione dell’interesse composto è leggermente più basso di quello che si otterrebbe calcolando la media aritmetica dei rendimenti di ciascun anno del periodo di riferimento. Ad esempio, se il rendimento di un anno è lo 0 per cento e il rendimento dei due anni successivi è rispettivamente il 10 e il 20 per cento, il rendimento medio annuo del triennio calcolato con la media aritmetica è pari al 10 per cento; il rendimento medio annuo composto è invece pari al 9,7 per cento.
I rendimenti riportati sono al netto degli oneri che gravano sul patrimonio del comparto: si tratta, in particolare, della commissione di gestione finanziaria e di altri costi, compresi – per i fondi pensione negoziali e i fondi pensione aperti – gli oneri fiscali sui rendimenti.
Per i fondi pensione aperti e i PIP viene pubblicato il rendimento al netto della commissione finanziaria applicata ordinariamente e non di quella, più bassa, che alcune forme prevedono per le adesioni di lavoratori dipendenti su base collettiva o in caso di convenzioni con associazioni di lavoratori autonomi o liberi professionisti. Per le collettività interessate da dette agevolazioni i rendimenti sono pertanto più alti di quelli ordinari e sono resi noti in apposite “Schede collettività”, consegnate al momento dell’adesione.
I rendimenti pubblicati nell’elenco non considerano gli oneri che gravano direttamente sull’aderente (ad esempio, se previste, le commissioni di iscrizione, le commissioni in cifra fissa o in percentuale sui versamenti applicate ogni anno, ecc.). Essi non coincidono quindi con il rendimento effettivamente conseguito dal singolo aderente, che è al netto anche di questi ultimi costi.
I costi complessivi, compresi quelli che gravano direttamente sull’aderente, sono considerati – secondo ipotesi standard – nell’“indicatore sintetico dei costi (ISC)”.
L’incidenza sulla posizione individuale dei costi che gravano direttamente sull’aderente diminuisce con l’aumentare dell’ammontare della posizione stessa.
I rendimenti sono soggetti ad ampie oscillazioni; per questo è necessario valutarli in un’ottica di lungo periodo. I rendimenti realizzati nel passato NON sono indicativi dei rendimenti futuri: se un comparto ha conseguito risultati molto positivi in un determinato arco temporale, non vi è la certezza che negli anni a venire lo stesso continuerà a risultare ugualmente profittevole (e viceversa).
Particolare attenzione va inoltre dedicata ai costi, tendenzialmente stabili nel tempo, in quanto essi hanno un’incidenza rilevante sull’ammontare della prestazione finale: su un periodo di partecipazione di 35 anni, un minor costo annuo dell’1 per cento si traduce in una prestazione finale più alta del 18-20 per cento.