Il 10 giugno 2022 si è tenuta a Roma presso la Camera dei Deputati la presentazione della Relazione annuale sull’attività svolta dalla COVIP nel 2021. Oltre a illustrare lo stato dei settori vigilati (fondi pensione e casse di previdenza) – le cui risorse hanno complessivamente superato 310 miliardi di euro riguardando circa undici milioni di soggetti tra iscritti e pensionati – il Presidente della COVIP, Mario Padula, si è soffermato sulle prospettive future di tali settori, anche alla luce dell’attuale situazione.
I FONDI PENSIONE
Alla fine del 2021, i fondi pensione in Italia sono 349: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 72 piani individuali pensionistici (PIP) e 204 fondi preesistenti. Il loro numero è in costante riduzione
• Gli iscritti e le adesioni
A fine 2021, il totale degli iscritti alla previdenza complementare è di 8,8 milioni, in crescita del 3,9% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 34,7% sul totale dei lavoratori attivi. I fondi negoziali contano 3,4 milioni di iscritti, quasi 1,7 milioni sono gli iscritti ai fondi aperti e 3,4 milioni ai PIP “nuovi”; circa 620.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti. Quanto ai divari di genere e generazionali, si confermano tendenze già documentate. Gli uomini sono il 61,8% degli iscritti e la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 50,3% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 31,9% ha almeno 55 anni. Quanto all’area geografica, la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (57%).
• Risorse, contributi e prestazioni
Alla fine del 2021, le risorse accumulate si attestano a 213,3 miliardi di euro, in aumento del 7,8% rispetto all’anno precedente: un ammontare pari al 12% del PIL e al 4,1% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.790 euro nell’arco dell’anno. Il 27,2% del totale degli iscritti complessivi alla previdenza complementare (circa 2,4 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2021. Oltre un milione di individui non versa contributi da almeno cinque anni. Su tale fenomeno, peraltro, incide in misura significativa il meccanismo delle adesioni contrattuali nei fondi negoziali, particolarmente con riguardo a settori, come quello edile, caratterizzati da elevata discontinuità occupazionale. Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 11,4 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 5,1 miliardi di euro e in rendita per circa 460 milioni di euro. I riscatti sono pari a 2 miliardi di euro e le anticipazioni a 2,3 miliardi di euro, in gran parte riferite a spese sanitarie per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa. Nell’anno sono state erogati circa 1,3 miliardi di euro di rendite integrative temporanee anticipate (RITA), per lo più concentrate nei fondi pensione preesistenti.
• L’allocazione degli investimenti
L’allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione (escluse le riserve matematiche presso imprese di assicurazione e i fondi interni) registra la prevalenza della quota in obbligazioni governative e altri titoli di debito, per il 53,7% del patrimonio: il 16,8% sono titoli di debito pubblico italiano. In aumento al 22,6% i titoli di capitale (rispetto al 19,6% del 2020).
Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana è di 40 miliardi di euro, il 22,7% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 29,6 miliardi di euro. Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono marginali, seppure in leggera crescita.
I rendimenti e i costi
Pur con un’elevata volatilità, l’andamento dei mercati finanziari nel 2021 è stato nel complesso positivo grazie alle iniziative messe in atto da governi e banche centrali per fronteggiare la pandemia, sostenendo la domanda a livello globale e alla diffusione dei vaccini, con il conseguente allentamento delle restrizioni. Ne hanno beneficiato anche i rendimenti dei fondi pensione. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali e i fondi aperti hanno avuto in media un rendimento pari, rispettivamente, al 4,9 e al 6,4 per cento; per i PIP “nuovi” di ramo III, il rendimento è stato dell’11 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato, il risultato è stato pari all’1,3 per cento.
Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, del 3,6 per cento. Considerando gli ultimi 10 anni, il rendimento medio annuo dei fondi pensione negoziali è stato del 4,1 per cento, quello dei fondi pensione aperti il 4,6 per cento e quello dei PIP “nuovi” di ramo III il 5 per cento, mentre è stato del 2,2 per quelli di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua del TFR è stata dell’1,9 per cento.
Pei i costi PIP restano i prodotti più onerosi: su un orizzonte temporale di dieci anni, l’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC) è in media del 2,18 per cento e si conferma, invece, la minore onerosità dei fondi pensione negoziali.
L’attività di vigilanza
Nel 2021 le iniziative di vigilanza sui diversi aspetti della gestione dei fondi pensione sono state oltre 1.000, cui hanno fatto seguito circa 400 interventi. Nella complessiva azione di vigilanza, nell’anno trascorso la Covip ha prestato particolare attenzione alle modifiche apportate ai sistemi di governo dei fondi pensione, i quali sono stati interessati anche dall’introduzione e dalla disciplina delle cosiddette “funzioni fondamentali” (funzione di risk management, funzione di revisione interna, funzione attuariale) e dalla previsione di specifici requisiti per i soggetti responsabili delle stesse e per i direttori generali dei fondi.
L’evoluzione normativa e le iniziative della COVIP Il 2021 è stato caratterizzato dal completamento della Direttiva IORP II.
I Pepp
Nel 2021 è proseguito l’iter per l’introduzione dei Pan-European Personal Pension Products (PEPP), nuovi strumenti di previdenza complementare di tipo individuale. Il Regolamento europeo, approvato nel 2019, è in vigore dal mese di marzo di quest’anno. I PEPP potranno svolgere un ruolo positivo nel sistema della previdenza integrativa, intensificando la concorrenza e dunque migliorandone l’efficienza.