E’ giusto pensare alle future pensioni, specie per i giovani che hanno paghe basse e versamenti discontinui, per i quali la pensione complementare è un semplice miraggio. Ma sarebbe giusto pensare anche ai pensionati in essere per sottrarli dal rischio di una nuova povertà.
Nel mare magnum dei bonus, i pensionati sono esclusi da tutto: cuneo fiscale, che durante la vita lavorativa hanno pagato per intero e che forse saranno ridotti per i lavoratori di oggi. Bonus di 200 euro (perché per loro, ma non per tutti, si dice c’è la 14 mensilità di luglio), come se questa categoria non fosse coinvolta nel turbino degli aumenti di gas, luce e latte, alimento elettivo dei pensionati al posto dei filetti di manzo.
I pensionati richiedono da anni la diminuzione dell’Irpef come si fa in molti stati membri della UE ma forse se il quadro economico politico non si dissesta ulteriormente potranno sperare in una rivalutazione delle loro pensioni solo a decorrere dal 1 gennaio 2023.
L’ Istat ha calcolato che a maggio 2022, l’inflazione ha raggiunto una crescita del 6,9% su base annua ( e a luglio già siamo all’8%). Per l’Ufficio parlamentare di bilancio, questo tasso di inflazione potrà costare allo Stato circa 5,7 miliardi in più nel 2023, 11,2 nel 2024, 15,2 nel 2025. Secondo Itinerari previdenziali, l’esborso per lo Stato sarà inferiore di almeno un quarto, perché sui pensionati, a partire da quelli che hanno pensioni superiori a 2-3 volte il minimo (1.050 o 1.575 euro) grava l’IRPEF che, nel 2021, è stata pari a 56 miliardi circa su un totale di 235 miliardi di spesa pensionistica (circa il 24%), per gran parte a carico dei 5 milioni di soggetti con rendite sopra 3 volte il minimo Inps.
La rivalutazione delle pensioni adottata dal governo Prodi nella manovra finanziaria del 1996, e ripristinata da quest’anno, se non sarà nuovamente cambiata o bloccata, prevede una rivalutazione per “scaglioni” del 100% fino a 4 volte l’importo minimo Inps (2.097 a valori 2022), al 90% sulla quota da 4 a 5 volte il minimo (tra 2.097 e 2.622 euro) e al 75% sulla quota di pensione sopra tale ultimo importo.