La Casa della Comunità, una nuova opportunità per il welfare sanitario.

Il neo governo affronta le sue prime prove del governare al posto della declamazione di vincenti promesse elettorali ed in quel momento preciso  è facile accorgersi di quanto sia reale il detto “Fra dire e il fare c’è in mezzo al mare.

Intanto si possono già individuare alcune cose, la prima è il varo della legge di stabilità 2023, la seconda è la proposta dell’autonomia differenziata fatta da un ministro leghista e la terza è l’attuazione di progetti precedenti già varati, fra cui quelli relativi alla Sanità di cui poco si parla. Fra gli strumenti di rilancio della stessa ci sono le poco conosciute Case della Comunità.  Le regioni sapranno vincere la sfida? O accamperanno le solite lacrimose giustificazioni. Il governo che farà le sprona o potenzia ulteriormente la sanità privata? Come si sa le Regioni italiane sono diverse per storia, lingua[1], tradizioni, comportamenti che i 160 anni di storia comune e di mass media omogeneizzate non hanno del tutto eliminato. Mettiamoci i social che hanno scatenato una furia distruttiva e rivelato un odio senza limiti contro tutti e tutto, altri che Italiani brava gente!

Ancora non possiamo vantare un modus vivendi omogeneo dalle Alpi agli Appennini. Una Italia a due velocità sembra un fatto acquisito e che il nuovo governo vorrebbe ufficializzare.

In campo sanitario per esempio solo per effetto del covid si è attutito il turismo sanitario dei meridionali verso strutture ospedaliere settentrionali. Per il semplice fatto che nel triennio 2020/22 tutta la sanità italiana è andata in black out. Il Covid inoltre ha rivelato gravissime carenze a livello territoriale cui ora si è cercato di rimediare. Così sulla GU serie generale n. 144 del 22 giugno 2022 è stato pubblicato un decreto ministeriale (DM 77/2022 del Ministero della Salute) che contiene il Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale.

E’ un regolamento attuativo per alleggerire la pressione sugli ospedali, in primis i Pronto Soccorsi e ovviare alla carenza dei medici di base, i cosiddetti medici di famiglia. Insomma la Sanità a portata di mano , in gergo, “prossimità territoriale”. Il progetto è ambizioso perché punta a fornire  assistenza 24 ore senza spostarsi troppo dalla  propria abitazione. Le Regioni hanno tempo fino al 31 gennaio del 2023 per mettersi in regola e a quella data vedremo qual è, a livello nazionale, lo stato dell’arte e quali le Regioni, ed in che percentuali,  hanno provveduto alla loro realizzazione. Così si potrà capire subito quali sono le Regioni che fanno solo chiacchiere e quali operano nel concreto. Senza dimenticare che non si parte sullo stesso nastro di partenza. Per motivi incomprensibili, ci sono regioni molto più avanzate e regioni un po’ più arretrate. Il regolamento non tiene conto di questi differenti punti di partenza che conteranno molto sul risultato finale.

In concreto  si punta ad un rilancio della Sanità Pubblica che comunque è una delle migliori al mondo, partendo dalla verifica dei LEA  (i Livelli essenziali di Assistenza), costruendo un modello omogeneo sul territorio nazionale. E già realizzare questo costituirebbe un’autentica rivoluzione oltre che un risparmio di risorse.

Assistenza primaria

Una volta riparametrati i Lea, un’importanza fondamentale viene attribuita all’Assistenza Primaria, il punto di partenza per “l’erogazione di servizi universalmente accessibili, integrati, centrati sulla persona. I servizi sono erogati da équipe multiprofessionali, in collaborazione con i pazienti.

Punto centrale è lo sviluppo di strutture territoriali, come le Case della Comunità, per la risposta ai bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria a rilevanza sanitaria per chi vive nella zona di competenza;

-il potenziamento delle cure domiciliari affinché la propria abitazione deve diventare il luogo privilegiato dell’assistenza;

-l’integrazione tra assistenza sanitaria e quella sociale

-con modelli di servizi digitalizzati, necessari per individuare le persone da assistere e la gestione dei loro percorsi di cura, sia per l’assistenza a domicilio, sfruttando strumenti di telemedicina e telemonitoraggio, sia per l’integrazione della rete professionale che opera sul territorio e in ospedale;

In questo ambito le farmacie convenzionate con il SSN ubicate uniformemente sull’intero territorio nazionale, diventano presidi sanitari di prossimità e rappresentano un elemento fondamentale ed integrante del Servizio sanitario nazionale.

In particolare, la rete capillare delle farmacie convenzionate con il SSN assicura quotidianamente prestazioni di servizi sanitari: in tale ambito vanno inquadrate la distribuzione delle medicine (dispensazione del farmaco),  nonché  l’assegnazione delle nuove funzioni tra le quali le vaccinazioni anti-Covid e antinfluenzali, la somministrazione di test diagnostici.

Se funzionerà  la Casa della Comunità diventa lo snodo della assistenza medica per il futuro, sperando che non diventi un ambulatorio territoriale riverniciato a seguito dell’esperienza Covid.  La Casa della Comunità (CdC) è il luogo fisico e di facile individuazione in pratica vicino casa, alla quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, socio-sanitaria a valenza sanitaria.