Il giorno 20 gennaio 2023, tre giorni prima dell’audizione del presidente dell’Inps Pasquale Tridico al Senato, avevamo dato conto di un progetto di legge varato in Germania con il quale il governo tedesco pensa di salvare le pensioni ricorrendo al mercato dei capitali.
Il progetto prsentato prevede investimenti di almeno dieci miliardi all’anno sul mercato finanziario internazionale per i prossimi quindici anni, al fine di realizzare un fondo con cui assicurare la stabilità delle pensioni. Si tratta in sostanza di passare dal modello puramente sociale basato sui contributi ad un modello che lega l’importo della pensione ai mutamenti e ai rendimenti dei mercati finanziari.
Secondo il governo tedesco solo così si potrà mantenere l’impegno di non abbattere le pensioni e di non alzare l’età pensionabile.
Ai due pilastri esistenti, pensione obbligatoria e quella complementare, si aggiungerebbe così un terzo di “riserva azionaria”, di rinforzo ai primi due, senza però sostituirli. Nel bilancio per il 2023 sono previsti crediti per dieci miliardi per creare il capitale di base che si accumulerà per legge fino ad almeno il 2037 ed eventualmente oltre. Verso la fine degli anni 2030 sarebbe così data stabilità ad un sistema altrimenti destinato al collasso.
Deputato ad investire le risorse del fondo sarebbe un Ente esterno all’Inps tedesco, la “Generationenkapital”, che dovrà seguire criteri di sostenibilità in un’ottica di rendimento di lungo termine.
Partendo dalle stesse premesse della Germania ed aggiungendovi di suo che in Italia la previdenza complementare non decolla e i rendimenti sono crollati suggerisce, anzi chiede la creazione di un fondo di previdenza complementare pubblico per i lavoratori. Fondo aperto a tutti i lavoratori, gestito dall’Inps con la garanzia di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
A parte il fatto che il crollo dei rendimenti in borsa non si sa perché dovrebbe risparmiare il nuovo fondo, Tridico si aggrappa nuovamente al vecchio mantra di tirare in ballo la Cassa Depositi e prestiti e nuovamente si lamenta che le risorse dei fondi pensione complementare al 90% vengono investiti in titoli esteri anzicchè in Italia. Chissà perché.
E’ ovvio che il nuovo fondo dovrebbe essere gestito dall’Inps medesimo dimenticando che non molto tempo fa il fondi di previdenza complementare gestito dall’Inps, Fondoinps, è stato ingloriosamente soppresso.