Il welfare aziendale ormai grazie anche alla defiscalizzazione per le imprese guadagna sempre più terrenoi, anche se alla lunga può arrecare discriminazioni fra i dipendenti delle varie aziende e fra i vari territori della Penisola.
Il VI rapporto Censis 2023 ne focalizza gli aspetti fondamentali.
Lo studio prosegue l’analisi dei fenomeni di trasformazione del mondo del lavoro. Come sta cambiando il rapporto con il lavoro degli italiani, e in particolare dei più giovani? Quali sono gli aspetti che danno soddisfazione e quali quelli che invece deludono? Lo smart working resterà una opportunità per pochi oppure si affermerà come parte integrante di nuovi modelli ibridi di lavoro? Come il welfare aziendale può contribuire a riattivare un rapporto positivo con il lavoro nelle aziende?
I dispositivi e gli strumenti di welfare aziendale sono ben conosciuti dal 19,8% degli occupati, a grandi linee dal 45,1%, mentre non ne ha conoscenza il 35,1%.
La conoscenza è un po’ aumentata rispetto al passato, ma sono ampi gli spazi per potenziarla. In ogni caso è molto apprezzato da chi ne beneficia.
Riguardo alle tipologie di servizi e prestazioni, emerge che il 79,4% dei lavoratori vorrebbe supporto personalizzato, il 79,2% migliori e maggiori opportunità per conciliare vita familiare e lavoro, il 79,1% integrazioni di reddito per spese alimentari, il 78% supporto per risolvere problemi burocratici nel rapporto con la pubblica amministrazione, nelle dichiarazioni di reddito ecc., il 68,1% consulenza o supporto psicologico per affrontare le difficoltà quotidiane. Se le integrazioni di reddito sono oggi apprezzate dai lavoratori in difficoltà di fronte all’inflazione, è però forte la domanda di supporti utili per una più alta qualità della vita.
La capacità di mettere in campo i servizi indicati, da quelli personalizzati a quelli che fanno conciliare meglio lavoro e vita privata, tramite il welfare aziendale è una variabile strategica per le aziende nella nuova competizione per conquistare e/o trattenere lavoratori.
Il welfare aziendale come insieme composito di dispositivi di integrazione al reddito ed ai consumi e di soluzioni di welfare propriamente detto, nei prossimi anni sarà sempre più sfidato sul fronte della ri-motivazione al
lavoro e della capacità di migliorare la qualità della vita di chi lavora.
Infatti, nell’attuale mercato del lavoro fatto di eccesso di domanda sull’offerta e di allentamento dell’investimento soggettivo nel lavoro, il welfare aziendale diventa strategico per le aziende per potenziare la propria capacità di trattenere e attirare lavoratori.
E’ il nuovo terreno di sfida per i responsabili HR nelle aziende, chiamati a misurarsi sempre più con un mercato del lavoro segnato dalla rarefazione dei lavoratori e dalla connessa competizione tra aziende. Il welfare
aziendale quindi è, e sarà sempre più, uno degli strumenti decisivi per i responsabili HR per rimotivare chi è in già in azienda e per attrarre nuovi lavoratori.
Però un welfare aziendale in linea con la soggettività delle persone richiede la transizione da un modello verticale in cui l’azienda rileva e interpreta i bisogni dei lavoratori decidendo di cosa si compone l’offerta di welfare aziendale, ad un modello più orizzontale fatto di ascolto dei bisogni come base per delineare una gamma sempre più ampia di opportunità per i
lavoratori, che poi però dovranno sempre poter esercitare le proprie scelte in piena autonomia. Sono poi ineludibili attività di affiancamento dei lavoratori con percorsi di empowerment (potenziamento) funzionali all’esercizio consapevole della libera scelta tra le opportunità del welfare aziendale. Ecco perché è essenziale potenziare le
attività di ascolto e affiancamento, e quelle di formazione e informazione:
così il miglior welfare aziendale sarà quello che emergerà dalle scelte consapevoli dei lavoratori.