Smileconomy ha calcolato per We Wealth quanto dovrebbe versare una donna per costruire una rendita integrativa di 500 euro netti al mese, considerando tre profili di età e di reddito: 25 anni (1.500 euro netti al mese), 35 anni (2.500 euro) e 45 anni (3.000 euro)
Trattandosi di lavoratrici entrate nel mondo del lavoro a partire dal 1996, risentiranno degli effetti delle novità pensionistiche previste a partire da quest’anno
Si va dai 130 euro al mese di una 25enne che investisse in una linea ad alto rischio ai 639 euro di una 45enne che versasse in una linea a basso rischio.
Per ottenere una rendita integrativa di 500 euro al mese in linea di massima, dipende inanzitutto dall’età e dal reddito, ma anche dalla propensione al rischio. We Wealth ha chiesto a Smileconomy – società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale – di calcolare l’ammontare del versamento necessario in una forma di previdenza integrativa considerando per i tre profili di età e di reddito sopraddetti.
Il momento della pensione dipende dal valore dell’assegno pubblico. Più si guadagna, prima si andrà in pensione, grazie al requisito di pensione anticipata contributiva. Dal 2024 la soglia minima prevista per il valore della pensione sale da 2,8 volte l’assegno sociale a 3 volte (circa 1600 euro mensili). Per le lavoratrici, tuttavia, è prevista una riduzione a 2,8 volte se si ha un figlio e a 2,6 volte per chi ne ha due o più. Le età di pensionamento, in questo caso, da 64 anni oscillano tra i 65 anni e 5 mesi di una 45enne e i 67 anni e 4 mesi di una 25enne, che ha di fronte a sé un maggior numero di incrementi periodici dei requisiti per l’attesa di vita.
In compenso è scesa la soglia che consente di beneficiare della pensione di vecchiaia, da 1,5 volte l’assegno sociale a una sola volta. Per chi avrà quindi pensioni comprese tra 1 e 3 volte l’assegno sociale si potrà smettere di lavorare tra i 68 anni e 5 mesi di una 45enne e i 70 anni e 4 mesi di una 25enne. Il rischio di poter andare in pensione ben dopo i 70 anni, quasi a 75, resta tuttavia per le lavoratrici con carriere molto precarie e discontinue. Per loro il requisito di vecchiaia contributiva, previsto per chi non raggiunge l’assegno sociale, pone il traguardo tra i 73 anni e 1 mese di una 45enne e i 75 anni di una 25enne. In media, il rapporto tra la pensione netta e il reddito netto (il cosiddetto tasso di sostituzione) è invece intorno al 70% per le lavoratrici dipendenti e al 60% per le autonome. Si tratta di valori previsti in caso di carriere continue: in caso di buchi contributivi o momenti di precarietà, sono purtroppo destinati a scendere.
La risposta a questi scenari, per ogni giovane lavoratrice, dovrebbe essere la previdenza integrativa. Nelle simulazioni, come anticipato in apertura, smileconomy ha stimato il versamento mensile necessario per poter ottenere una rendita integrativa di 500 euro netti al mese attraverso un fondo pensione. Complessivamente si oscilla dai 130 euro al mese di una 25enne che investisse in una linea ad alto rischio (100% azionario mondiale) ai 639 euro al mese di una 45enne che invece versasse in una linea a basso rischio (100% obbligazionario governativo europeo).
fonte: wewealth.com