Itinerari previdenziali il 16 gennaio scorso a Roma, ha presentato l’Undicesimo Rapporto “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2022” , diventato negli anni uno dei pochi report attendibili sulla spesa previdenziale italiana ancorchè indicatore di inascoltate possibili soluzioni per tenere il sistema in equilibrio.
Anche questa volta emergono alcuni indicatori utili a valutare la sostenibilità futura della previdenza pubblica italiana, ma segnala come aumenta, ancora una volta, il numero di pensionati (+32.666 – la maggior parte per pensionamenti anticipati.
Dopo la crisi da COVID-19, prosegue la crescita dell’ occupazione; facendo risalire fino a 1,4443, il rapporto fra lavoratori attivi e pensionati, che rimane ancora distante dai valori pre-pandemici (1,4578).
Secondo Mara Guarino del team di Itinerari Previdenziali, la “soglia della semi-sicurezza” dell’1,5 è ancora lontana ma, nel complesso, il sistema regge e continuerà a farlo, a patto di compiere – in un Paese che invecchia – scelte oculate su politiche attive per il lavoro, anticipi ed età di pensionamento.
Ma la sostenibilità si garantisce non solo riducendo i prepensionamenti, rivedendo anche la spesa per l’assistenza sociale. Essa deve gravare per la quasi totalità sulla fiscalità generale, Irpef per intenderci e non sul sistema previdenziale.
Infatti sempre secondo Itinerari Previdenziali, sono 157 i miliardi assegnati a oneri assistenziali nel 2022, con una spesa cresciuta del 126% nell’arco di un decennio mentre tutto sommato è stabile quella per prestazioni previdenziali, che vale il 12,97% del PIL: un valore in linea con la media europea ma che mischiata con l’Assistenza raggiunge il 17% attirandoci i rimproveri della UE che ci incita a nuove penalizzanti riforme in tema di pensioni.
Nel 2022 l’Italia ha complessivamente destinato a pensioni, sanità e assistenza 559,513 miliardi di euro, con un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente (32,656 miliardi): la spesa per prestazione sociali ha assorbito oltre la metà di quella pubblica totale, il 51,65%.
È quindi sempre più urgente separare previdenza e assistenza, contenendo maggiormente quest’ultima in favore di chi ne ha veramente necessità.
L’andamento della previdenza obbligatoria
Dopo il crollo dovuto a COVID-19 ora quattro gestioni INPS sono ritornate con saldi positivi: il FNLD (lavoratori dipendenti privati) presenta un attivo di 17.715 milioni di euro contro gli 11,5 miliardi del 2021; il fondo dei commercianti, che raddoppia il saldo positivo (da 654 a 1.317 milioni di euro); i lavoratori dello spettacolo ex ENPALS, con 373 milioni (288 nel 2021), e la Gestione Separata dei lavoratori parasubordinati, con un saldo che passa da 7.700 a 8.477 milioni.
Buono anche il saldo previdenziale delle Casse privatizzate dei liberi professionisti, che sale a 4,259 miliardi di euro (+15,35% sul 2021.
Nel complesso, la spesa pensionistica di natura previdenziale comprensiva delle prestazioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) è stata nel 2022 pari a 247,588 miliardi, in riduzione rispetto 2021.