L’OCSE ha recentemente rilevato che negli ultimi 30 anni l’Italia è stato l’unico Paese in cui si è avuta una perdita dei salari reali del 2,9% mentre in altri paesi europei sono aumentati. Per esempio in Germania sono aumentati del 33%, del 31% in Francia, +6% per la Spagna e Perfino il Portogallo ha registrato un + 14%!
Tutto questo, a parte il periodo congiunturale del covid, che ha colpito indistintamente tutti, nel tempo in Italia sono stati adottate molte soluzioni per spingere i salari in alto, dai famosi 80 euro di Renzi al recente taglio del cuneo fiscale che comunque sembra non essere più replicabile per il 2025 per le note restrizioni finanziarie non solo imposte dalle regole europee, ma dall’eccessivo peso del debito pubblico incessantemente alimentato. A chi compete porre rimedio? I soggetti sono sempre gli stessi, i sindacati, le organizzazioni degli imprenditori e il governo.
I Sindacati e le organizzazioni datoriali già all’indomani dell’abolizione del meccanismo della scala mobile avevano riacquistato il potere base di negoziazione del potere di acquisto ed è stata una lunga parabola in discesa. Dalla contrattazione a tutti i costi, al salario fissato per legge ( il cosiddetto salario minimo che riecheggia tanto la legge bronzea del salario) senza lasciare lo spartito che chiede l’intervento dello Stato che per la pace sociale non ha mai scontentato nessuno.
Secondo Itinerari previdenziali “Per il 2024 ne sono previsti tantissimi: uno sgravio del 7% della contribuzione IVS per i lavoratori con i redditi fino a 25mila euro (1.923 euro mese per 12 mensilità) e del 6% per i lavoratori con i redditi inferiori ai fatidici 35mila euro (2.692 euro/mese, tredicesima esclusa). E poi 30% di sgravi contributivi al Sud ma solo fino al 30 giugno perché ritenuti “aiuti di Stato” dalla Commissione UE che, già nel 1994, aveva bocciato gli sgravi totali al Sud; sgravi che vigevano da oltre 20 anni ma che non hanno prodotto neppure un posto di lavoro in più. Sgravi per le assunzioni di giovani (bonus giovani), bonus percettori dell’ADI (l’assegno di inclusione che ha sostituito il reddito di cittadinanza) e SFL (supporto formazione e lavoro), bonus part-time e agevolazioni per le donne vittime di violenza, i disoccupati, le donne in generale e gli over 50. Un numero elevato di agevolazioni che produce un mancato gettito per INPS di circa 15 miliardi. Sulla decontribuzione Banca d’Italia nell’audizione sulla Legge di Bilancio, ha dichiarato che: “Se il taglio del cuneo contributivo fosse reso permanente tale riduzione degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori modificherebbe il nesso tra contributi versati e benefici erogati alla base del sistema pensionistico contributivo, con conseguenze che andrebbero attentamente valutate“. In pratica, lo Stato finge di incassare i contributi che invece vanno a favore di lavoratori e imprese e poi tramite le tasse manda i soldi all’INPS per un costo annuale di oltre 24 miliardi, quasi l’intero deficit dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.”
Occorre forse puntare sulle agevolazioni sull’IRES e IRAP per le assunzioni e rilanciare del welfare aziendale con un pericolo però perché prevedendo che sulla retribuzione relativa ai fringe benefit o premi di risultato la non assoggettabilità né a imposte né a contributi sociali si evitano certamente oneri futuri per lo Stato e per le imprese ma non si aumentano le pensioni né il Tfr perché su quella parte di retribuzione non viene calcolata ai fini del TFR e non aumenta il montante contributivo.
Allora come se ne esce? Rilanciando la produzione dei beni e dei servizi, riorganizzando il lavoro e le imprese con corsi di formazione mirate e non virtuali, approfittando come si dice in burocratese del combinato disposto dell’andata in esecuzione di quanto stabilito con il PNRR e l’implementazione dell’Intelligenza artificiale, agendo con una po’ di maggiore cautele sul “ tutto e subito” ( è un’innominabile eresia, me ne rendo conto) sui fattori E G dell’acronimo ESG.
I risultati ai fini previdenziali sono innegabili. Se le retribuzioni non sono al limite della sussistenza ( vedi legge bronzea del salario) oltre alla maggiore disponibilità economica di vivere meglio, di crescere i figli, quelli che nascono ancora, meglio, con il sistema contributivo le pensioni aumentano senza l’intervento di nessuna bacchetta magica e contemporaneamente si può anche pensare al risparmio previdenziale e crearsi una pensione aggiuntiva con l’adesione ad un fondo pensione.