Roma 17/01/2025. Presentato il Dodicesimo Rapporto – “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano” di Itinerari Previdenziali. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2023.
Giunto nel 2025 alla dodicesima edizione, il Rapporto rappresenta un unicum nel panorama italiano, in quanto unico documento in grado di racchiudere al suo interno sia una visione d’insieme del complesso sistema previdenziale italiano (con la previdenza intesa nell’accezione più ampia del termine) sia una riclassificazione, all’interno del più ampio bilancio dello Stato, della spesa sostenuta per la protezione sociale, che assorbe più della metà dell’intera spesa pubblica.
Rigorosamente redatto sulla base dei bilanci consuntivi degli Enti analizzati, il testo illustra gli andamenti della spesa pensionistica, delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema pensionistico obbligatorio del Paese.
Il Rapporto offre poi una valutazione sulla progressione nel tempo del rapporto tra spesa totale per il sistema di protezione sociale e PIL, nonché una stima dei tassi di sostituzione pubblici (e complementari) per differenti carriere e scenari. In linea con le precedenti edizioni, completa il quadro una sintesi dei principali numeri del welfare complementare italiano, sempre più indispensabile, per garantire buoni livelli di protezione in un Paese chiamato, da una parte, a rispettare importanti vincoli di bilancio e, dall’altra, a gestire la più grande transizione demografica di tutti i tempi. Tutti elementi di valutazione essenziali per realizzare un bilancio, quantitativo e qualitativo, del sistema previdenziale del Paese.
La previdenza complementare
Per quanto riguarda la previdenza complementare, nel 2023 si registra una notevole crescita dei contributi versati dagli iscritti ai fondi pensione (+5,2%), per un totale di 19,178 miliardi.
Gli iscritti risultano pari a 10,69 milioni che al netto delle doppie iscrizioni e dei versanti effettivi, gli iscritti sono circa 7 milioni.
Le forme pensionistiche con maggiori iscritti sono i fondi pensioni negoziali, seguiti dai PIP di nuova generazione. Per i fondi negoziali, l’istituto delle cosiddette adesioni contrattuali, svolte in automatico a favore del lavoratore al momento dell’assunzione e con contributo a carico del solo datore di lavoro aumenta il numero degli iscritti, la maggioranza dei quali però non versa né contributi né TFR.
Il patrimonio complessivo dei fondi pensione è pari a 224 miliardi di euro, con un incremento del 9,1% rispetto allo scorso anno. Il patrimonio complessivo dei fondi pensione in rapporto al PIL è pari all’11,3% con un importante margine di crescita rispetto ai Paesi OCSE.
Il welfare aziendale
Per completare il quadro del welfare complementare di secondo e terzo pilastro il “welfare aziendale” spesso ha impatti positivi sul welfare complementare ed in particolare sui fondi pensione, sui fondi sanitari, sulle polizze di protezione individuale e su quelle per la non autosufficienza. Con l’espressione “welfare aziendale” si suole definire quell’insieme di «prestazioni, opere, servizi corrisposti al dipendente in natura o sotto forma di rimborso spese aventi finalità che è possibile definire, sinteticamente, di rilevanza sociale, escluse dal reddito di lavoro dipendente. Si tratta di benefit di varia natura messi a disposizione, a seguito della liberalità dell’azienda (unilaterali) o di accordi o contratti collettivi territoriali o nazionali, della generalità dei dipendenti, che consentono di ridurre il cosiddetto cuneo fiscale e contributivo sia per i datori di lavoro che per i lavoratori.
Non sempre queste prestazioni sono strettamente legate al mondo della sanità integrativa e della previdenza complementare. Si pensi ai buoni pasto, a sconti o finanziamenti per costi individuali per trasporto pubblico locale fino ad arrivare a buoni o abbonamenti per servizi di ricreazione; quindi non tutte le voci riguardano il vero e proprio “welfare”, nel suo concetto e finalità di protezione dei singoli verso i più importanti eventi della vita (v. art. 38 e 52 della Carta Costituzionale) quali salute, assistenza, invecchiamento, previdenza complementare, sanità integrativa e soluzioni LTC.
Soffermandoci sul “welfare aziendale” strettamente inteso (e cioè legato alle vere e proprie prestazioni di “welfare”) e dunque sui benefit diretti all’assistenza sanitaria integrativa o alla previdenza complementare, i premi di risultato destinati alle forme pensionistiche complementari (sostituzione del premio di risultato con i contributi alle forme pensionistiche complementari, è stato chiarito che il premio di risultato erogato sotto forma di contribuzione non è assoggettato a tassazione anche se detti contributi superano il limite di deducibilità dal reddito di euro 5.164,57.
I contributi alla previdenza complementare se versati in sostituzione del premio di risultato possono, pertanto, essere esclusi dalla formazione del reddito complessivo del lavoratore per un importo di euro 8.164,57 potendo aggiungersi al limite di deducibilità di euro 5.164,57 (incrementato come per i lavoratori di prima occupazione).
I dati dell’INPS e del CNEL sull’applicazione dei CCNL permettono di stimare il coinvolgimento di poco meno di tre milioni di lavoratori e oltre 300.000 imprese.