Inps: non c’è alcun “buco” nei conti dell’INPS

le operazioni di eliminazione dei crediti inesigibili non pregiudica le pensioni

il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Istituto nella sua relazione pubblicata il 15 aprile ha detto che si è creato un buco da 6,6 miliardi nelle pensioni dei lavoratori dipendenti e che  ora lo Stato dovrà trovare nei prossimi anni tutti questi soldi attraverso la fiscalità generale per coprire la voragine. Si tratta dei contributi dovuti ai lavoratori dipendenti e non pagati dalle aziende e in seguito “condonati” attraverso tre provvedimenti di governo (decreti legge) e Parlamento (legge ordinaria) tra il 2018 e il 2022.

Ciò ha creato un notevole allarme specie da parte dei pensionati, costringendo l’Istituto di previdenza a precisare che non c’è nessun buco nei conti dell’Inps e a spiegare un po’ come stanno effettivamente le cose.

L’Istituto ha precisato che non sussiste alcun “buco” nei conti dell’INPS e che, invece, nell’ottica della massima trasparenza del bilancio, le operazioni di eliminazione dei crediti contributivi sono state improntate al rigoroso rispetto dei criteri contabili e della normativa vigente

Nel corso degli anni i crediti eliminati erano già stati opportunamente “svalutati” in quanto inesigibili per una serie di motivi; in questa categoria sono compresi anche quelli cancellati a seguito delle norme relative alla rottamazione di cartelle esattoriali di importo molto modesto (fino a 1.000 o 5.000 euro) e maturati tra il 2000 e il 2015.

In questo senso, va sottolineato come, nel tempo, siano state previste salvaguardie specifiche per garantire la neutralità finanziaria di tali operazioni: 

  • compensazione integrale tramite il Fondo di svalutazione crediti: i crediti eliminati sono interamente coperti da un fondo costituito e alimentato negli anni, proprio per far fronte a situazioni di bassa esigibilità; ciò esclude qualsiasi effetto negativo sul conto economico; 
  • stime conservative sull’esigibilità degli stessi crediti: già nel preventivo 2025, l’INPS ha valutato l’incasso dei crediti fino al 2020 in misura pari a solo l’1% del valore, riflettendo una pianificazione finanziaria cauta e realistica; 
  • minimalità degli impatti attesi: come evidenziato dalla scheda tecnica della legge 197/2022, l’impatto netto sugli enti previdenziali era stimato in soli 98 milioni nel 2023 e 26 milioni nel 2024, confermando la marginalità delle somme coinvolte;
  • razionalizzazione attiva e passiva: l’eliminazione di residui ha riguardato le poste attive e quelle passive del bilancio (oltre 2,7 miliardi di residui passivi).

Le norme interessate riguardano, per l’esercizio 2024, esclusivamente crediti molto vecchi, risalenti al periodo 2000-2015

l Consiglio di Amministrazione sottolinea che: 

  • i corretti comportamenti contabili (accantonamenti annuali al fondo svalutazione, stime accurate, eliminazione dei residui attivi inesigibili e dei debiti insussistenti) sono parte integrante della governance finanziaria dell’’INPS
  • le operazioni non hanno comportato perdite o riduzioni delle risorse disponibili, essendo i crediti già ritenuti non esigibili; 
  • il bilancio riflette ora una rappresentazione più fedele e responsabile dello stato patrimoniale, allineata alle norme contabili. 

Va infine sottolineata la rilevanza dell’operazione contabile portata a termine, richiesta anche dagli organi di controllo e vigilanza: siamo di fronte a un adeguamento necessario, finalizzato a migliorare, certamente in misura superiore rispetto al recente passato, la trasparenza e l’efficienza amministrativa.