Il cambiamento di destinazione del TFR non darà più pensioni ma sicuramente meno diritti

Da tempo si discute di modifiche strutturali al TFR, e oggi la proposta prende una direzione precisa: utilizzare questi fondi come leva per rafforzare le pensioni future. In altre parole, si vuole integrare il TFR nel sistema previdenziale, destinandolo direttamente all’INPS e rinunciando progressivamente alla possibilità di anticipi individuali.

Secondo money.it, attualmente il TFR resta già in parte nelle casse dell’INPS, soprattutto quando il lavoratore non opta per fondi pensione privati. Tuttavia, la riforma ipotizzata prevede una trasformazione più netta: vietare ogni forma di anticipo, superando le attuali eccezioni previste per spese mediche, acquisto della prima casa o ristrutturazioni.

Ora poiché coi si è innamorati dei pensionamenti anticipati, anche se a parole e a violte anche con provvedimenti concreti, vedi l’ultima legge finanziaria che incentiva il proseguimento lavorativo, si cercano nuove strade per poterli continuare a fare. Poiché quota 103 difficilmente si potrà prorogare nel 2026, si inventano soluzioni estemporanee che prima di tutto impauriscono i lavoratori, affrettandone il pensionamento, aggravando  il costo delle pensioni, e poi si creano pastrocchi economici giuridici che ledono diritti futuri in cambio di briciole immediate:

L’idea è quella di legare il TFR alla futura pensione. In questo scenario, la buonuscita non sarebbe più un capitale disponibile in corso di carriera, ma diventerebbe parte integrante del trattamento previdenziale.

La somma di denaro accumulata sogno di una vita di lavoro, che è stata mantenuta anche con la previdenza complementare, verrebbe a cessare.