Versare il Tfr all’Inps salverà le future pensioni?

Nel 2025, la spesa pensionistica italiana toccherà la cifra record di 289,4 miliardi di euro, pari al 15,3% del Pil nazionale e potrebbero essere a rischio già dal 2050

Nel 2025, la spesa pensionistica italiana toccherà la cifra record di 289,4 miliardi di euro, pari al 15,3% del Pil nazionale. Questo dato, ha fatto da sfondo quando si progettò e varò la riforma delle pensioni Dini del 1995 con l’introduzione del sistema contributivo che sta entrando a regime per tutti. Ora attaccandosi alla crisi demografica, ci cerca di porre mano nuovamente sul sistema pensione con delle proposte che non so quante fondate sul buon senso, improvvisazioni o solide previsioni attuariali, sottolinea la crescente pressione che il sistema previdenziale pubblico sta subendo. L’Italia, infatti, si confronta con una doppia emergenza: un calo continuo della natalità accompagnato da un aumento significativo dell’aspettativa di vita. Eurostat evidenzia che, nel 2050 ci sarà un solo pensionato per ogni due lavoratori attivi, una proporzione che rischia di sbilanciare gravemente il rapporto tra contributi versati e uscite previdenziali. Senza interventi strutturali, la spesa per le pensioni, che oggi assorbe più di un settimo del Pil, è destinata ad aumentare ulteriormente, aggravando il carico sulle finanze pubbliche, al netto delle somme che si dovranno spendere per il cosiddetto Riarmo Europeo.

L’INPS starebbe valutando di accantonare e gestire il TFR per garantire un fondo pensionistico 2025 e, per gli anni a seguire, più roseo ma soprattutto “sicuro”. I problemi strutturali nel nostro Bel Paese sono evidenti, e a dimostrarlo è lo sbilancio  tra pensionati e lavoratori senior ancora attivi.

L’idea di accantonare il TFR come fondo pensionistico 2025 nasce da Claudio Durigon, sottosegretario per il lavoro, che la reputa una misura essenziale per assicurare ai lavoratori – in un futuro – una integrazione economica sul cedolino oppure un’opzione per ritirarsi anticipatamente dal lavoro. Il funzionamento del “Trattamento di Fine Rapporto” resterà invariato rispetto a quello odierno, con la differenza che la gestione non sarà più a carico dell’impresa, bensì delle casse previdenziali. In questo modo si attenuerebbe anche il problema del “minimo sociale.

Durigon ricorda che è possibile ritirarsi anticipatamente dal lavoro, a patto che l’assegno sociale equivalga ad almeno 3 volte il trattamento minimo, e questo ostacolo verrebbe superato proprio grazie al fondo TFR gestito dall’INPS.

I limiti del fondo TFR

Destinare il TFR al un fondo pensionistico Inps significherebbe comunque rinunciare a qualcosa. Ad esempio, i lavoratori non potrebbero richiedere anticipatamente parte del trattamento per soddisfare le proprie esigenze (come invece è possibile fare oggi).

Il comma 169 della Legge 207/2024 consente agli iscritti all’AGO, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima e alla Gestione separata, con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 2025, di incrementare il montante contributivo individuale maturato versando all’INPS una maggiorazione della quota di aliquota contributiva pensionistica a proprio carico non superiore a due punti percentuali.

La quota del trattamento pensionistico derivante dall’incremento del montante contributivo non concorre al computo ai fini della maturazione degli importi soglia per il diritto alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata, ed è corrisposta, a domanda, al soggetto pensionato successivamente alla maturazione dei requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione di vecchiaia (pari attualmente a 67 anni di età).

I contributi versati dal lavoratore ai sensi della maggiorazione di aliquota contributiva sono deducibili, ai sensi dall’articolo 10 del TUIR, dal reddito complessivo per il 50% dell’importo totale versato (in deroga al principio della deducibilità integrale della contribuzione pensionistica del lavoratore, ivi compresa la contribuzione volontaria versata nelle fattispecie ammesse dall’ordinamento).