La crisi del Fondo Casella getta un’ombra sulla previdenza complementare

Il Fondo di previdenza “Fiorenzo Casella” per i lavoratori poligrafici è al centro di una crisi profonda che ha sollevato forti preoccupazioni nella COVIP, l’autorità di vigilanza sui fondi pensione.

Verso la liquidazione del fondo: Il 2 dicembre 2024 è stato siglato un accordo tra sindacati e datori di lavoro per la cessazione del Fondo Casella, le prestazioni pensionistiche in atto sono state ridotte fino all’88%, colpendo circa 14.000 pensionati e 1.700 lavoratori attivi.

Gestione in deroga: Dal 1995 il fondo operava con una speciale deroga ministeriale che gli permetteva autonomia gestionale. Per far  fronte alla situazione la COVIP ha nominato un commissario straordinario per gestire la situazione e ha prorogato l’amministrazione straordinaria a tutto il 2025.

 La vicenda, anche se non c’entra niente con la previdenza complementare disciplinato da Dlvo 252/2005, tuttavia si intreccia con essa e  mina la fiducia nel sistema della previdenza complementare, proprio mentre lo Stato cerca di promuoverla come soluzione alla crisi del sistema pensionistico pubblico.

La COVIP ha evidenziato una vigilanza insufficiente da parte dei ministeri competenti, sollevando dubbi sulla capacità dello Stato di tutelare i diritti dei lavoratori. Ora si cerca una soluzione pratica, in base al principio che i fondi della previdenza complementare non possono fallire e a maggior ragione il fondo Casella che era un fondo obbligatorio.

Infatti l’istituto del fallimento dei Fondi pensione non è contemplato nella giurisprudenza della previdenza complementare e integrativa. Infatti si tratta di autoliquidazione delle parti istitutive, ovvero sindacati (in primis) e datori di lavoro.
Sull’argomento c’è stata una specifica audizione della Commissione parlamentare di vigilanza sui fondi pensione (Pres. Bagnai) il 13 marzo 2025), convocata proprio per avere dettagli dalla Covip sulla liquidazione del Fondo integrativo Casella. Un fondo pensione integrativo – reso obbligatorio dopo quattro anni dalla sua istituzione dal Presidente della Repubblica non ha mai subìto le dovute controlli esaustivi dai ministeri vigilanti e dalla Covip, né tantomeno proporre una riforma della gestione: ha introdotto nel 1995 “solo nominalmente” la gestione a capitalizzazione, che ha subìto anch’essa un’amministrazione a ripartizione.

Fortunatamente i fondi pensione anche quelli negoziali, come dimostra l’ultimo rapporto della Covip, godono ottima salute, altrimenti ora già ci sarebbe il panico.