Solidarietà Veneto ha rotto gli indugi e superando i discorsi accademici molto di moda, ha investito nell’economia reale. E’ la prima volta per un fondo pensione.
Da oggi, grazie alla sottoscrizione delle quote avvenuta a Trieste, è pienamente operativo il Fondo Sviluppo Pmi, con una dotazione complessiva di 50 milioni di euro. Tra i principali sottoscrittori i due azionisti Veneto Sviluppo e Friulia ai quali si affianca la partecipazione di Solidarietà Veneto Fondo Pensione, prima esperienza in Italia nell’ambito dei fondi pensione.
Il patrimonio della previdenza complementare ha raggiunto la cifra considerevole di 135,6 miliardi di euro, in aumento di 3,5 punti percentuali rispetto alla fine del 2014. Le risorse dei fondi negoziali ammontano a 42 miliardi, in crescita del 6 per cento. I PIP “nuovi” dispongono di un patrimonio di 17,6 miliardi e i fondi aperti di oltre 15 miliardi; l’incremento nei primi tre mesi dell’anno è stato, rispettivamente, del 7,5 e del 7,4 per cento, investiti per la maggior parte all’estero. Il flusso annuo è di circa 12 miliardi di euro, di cui oltre 5 vengono dal Tfr, ma solo una parte irrisoria torna al nostro sistema produttivo. Si investono in azioni italiane solo lo 0,8%. In Svezia ad esempio c’è l’indicazione ad investire almeno il 30% in azioni svedesi. Questa prescrizione al momento non sembra esportabile, perché le imprese italiane, per lo più medio-piccole, hanno scarsa disponibilità a quotarsi. Per questo diventa complicato investire direttamente pur volendo direzionare parte di questo patrimonio previdenziale nell’economia italiana. Quotandosi in borsa bisogna soddisfare alcuni requisiti minimi economico finanziari che impone la Consob e che garantiscono gli investitori, la cui mancanza finora hanno frenato l’operazione.
Anche perché la “volatilità” è il fenomeno che sta caratterizzando l’anno in corso, divenuto evidente a tutti alla chiusura del terzo trimestre 2015, con i mesi di agosto e settembre piuttosto pesanti per i mercati finanziari. Ad ottobre è cambiata la “direzione” e i mercati, hanno invertito la rotta, ricominciando a salire. Gli analisti sostengono che la svolta trova la sua giustificazione negli interventi delle banche centrali e nella dichiarazione del 22 ottobre quando il Presidente della BCE Mario Draghi ha confermato la volontà di proseguire ed eventualmente allargare il “Quantitative Easing” qualora l’economia non dovesse dare segnali di crescita duraturi.
Anche perché la “volatilità” è il fenomeno che sta caratterizzando l’anno in corso, divenuto evidente a tutti alla chiusura del terzo trimestre 2015, con i mesi di agosto e settembre piuttosto pesanti per i mercati finanziari. Ad ottobre è cambiata la “direzione” e i mercati, hanno invertito la rotta, ricominciando a salire. Gli analisti sostengono che la svolta trova la sua giustificazione negli interventi delle banche centrali e nella dichiarazione del 22 ottobre quando il Presidente della BCE Mario Draghi ha confermato la volontà di proseguire ed eventualmente allargare il “Quantitative Easing” qualora l’economia non dovesse dare segnali di crescita duraturi.
Conseguentemente i mercati azionari ed obbligazionari hanno cominciato a essere euforici.
Nello stesso periodo, si sono rinforzate le aspettative circa un rialzo dei tassi USA da parte della FED ( la banca centrale degli Stati Uniti) anche entro fine dell’anno come poi è avvenuto. La conseguenza è stata il rialzo del dollaro che tuttavia ora viaggia verso la parità.
Inoltre oggi, ci si trova di fronte a una novità inesistente in passato: i tassi zero o negativi.
In questo contesto uno sbocco concreto e positivo può essere il finanziamento delle PMI. Cosa oltretutto perfettamente legittima.
Se spulciamo il decreto legislativo 252/05, scopriamo che l’Art 6 comma 11 lett a)….” stabilisce le attività nelle quali i fondi pensione possono investire le proprie disponibilità, con i rispettivi limiti massimi di investimento, avendo particolare attenzione per il finanziamento delle piccole e medie imprese e allo sviluppo locale.”
Quello della possibilità di investimento nelle piccole e medie imprese non è mai stata tenuta in nessuna considerazione, giudicata una stramberia, una stravaganza legislativa e perciò mai regolamentata. Il Decreto ministeriale 703 del 1996, anteriore alla 252, che disciplinava gli investimenti dei fondi pensione, nulla diceva sulle pmi ovviamente. Né quello successivo, il DM 166/2014, il nuovo decreto sugli investimenti. Né ha mai detto qualcosa in proposito la Covip che sugli investimenti ha emesso molte delibere come quella del 16 marzo 2012 e dettagliate circolari, né ha mai precisato il perche questi investimenti non si possono fare. Insomma pare che le Piccole e Medie Imprese, l’ossatura portante dell’economia italiana, non esistono.
A compensare l’aumento della tassazione sui rendimenti finanziari, è stato istituito il credito d’imposta per quelle forme previdenziali che fanno determinati investimenti nel lungo periodo.
Riducendo gli investimenti in aziende estere, i cui business non sono talvolta identificabili in maniera nitida, e iniziare a crescere nell’investimento socialmente responsabile, ove possibile, privilegiando il territorio si creano le premesse per investimenti etici e mirati in Italia.
Inoltre oggi, ci si trova di fronte a una novità inesistente in passato: i tassi zero o negativi.
In questo contesto uno sbocco concreto e positivo può essere il finanziamento delle PMI. Cosa oltretutto perfettamente legittima.
Se spulciamo il decreto legislativo 252/05, scopriamo che l’Art 6 comma 11 lett a)….” stabilisce le attività nelle quali i fondi pensione possono investire le proprie disponibilità, con i rispettivi limiti massimi di investimento, avendo particolare attenzione per il finanziamento delle piccole e medie imprese e allo sviluppo locale.”
Quello della possibilità di investimento nelle piccole e medie imprese non è mai stata tenuta in nessuna considerazione, giudicata una stramberia, una stravaganza legislativa e perciò mai regolamentata. Il Decreto ministeriale 703 del 1996, anteriore alla 252, che disciplinava gli investimenti dei fondi pensione, nulla diceva sulle pmi ovviamente. Né quello successivo, il DM 166/2014, il nuovo decreto sugli investimenti. Né ha mai detto qualcosa in proposito la Covip che sugli investimenti ha emesso molte delibere come quella del 16 marzo 2012 e dettagliate circolari, né ha mai precisato il perche questi investimenti non si possono fare. Insomma pare che le Piccole e Medie Imprese, l’ossatura portante dell’economia italiana, non esistono.
A compensare l’aumento della tassazione sui rendimenti finanziari, è stato istituito il credito d’imposta per quelle forme previdenziali che fanno determinati investimenti nel lungo periodo.
Riducendo gli investimenti in aziende estere, i cui business non sono talvolta identificabili in maniera nitida, e iniziare a crescere nell’investimento socialmente responsabile, ove possibile, privilegiando il territorio si creano le premesse per investimenti etici e mirati in Italia.
In questa direzione bisogna notare che qualcosa si è mosso. Il fondo territoriale Solidarietà Veneto, rompendo gli indugi, ha deciso di investire in favore delle PMI del Veneto.
Il percorso immaginato nasce con l’obiettivo di migliorare l’equilibrio dell’asset allocation puntando, attraverso la diversificazione, a comprimere la volatilità ed il rischio, più che alla ricerca del rendimento più alto.
L’introduzione dell’investimento in capitale delle piccole e medie imprese può costituire una quota dell’investimento azionario dei comparti dinamici potendo raggiungere indicativamente un valore prudenziale comunque del 3%-5%.
L’introduzione dell’investimento in capitale delle piccole e medie imprese può costituire una quota dell’investimento azionario dei comparti dinamici potendo raggiungere indicativamente un valore prudenziale comunque del 3%-5%.
Gradualmente, quindi, l’investimento complessivo varrà (considerando l’attuale patrimonio) circa 25.000.000 di euro. A parità di rapporto capitale – debito, l’aderente al Fondo avrà a disposizione un assetto meno volatile e potenzialmente più redditizio.
L’11 settembre 2015, nella sede di Unindustria Treviso, sono state sottoscritte le quote di un secondo fondo di private equity: il fondo APE III.
L’11 settembre 2015, nella sede di Unindustria Treviso, sono state sottoscritte le quote di un secondo fondo di private equity: il fondo APE III.
L’ammontare complessivo dedicato al progetto è pari 7 milioni di euro; le aziende target del fondo APE III sono le PMI del nord, nord-est Italia.
«Già nella scorsa legge di Stabilità – ha detto il viceministro del Tesoro Baretta – il Governo ha reso più competitivi gli investimenti dei fondi pensione nell’economia reale, estendendo a questi il regime di abbattimento fiscale previsto per gli investimenti in titoli di stato».
Altra strada ipotizzata è quella della creazione di un Fondo apposito di cui si parlava all’inizio, che investa nelle PMI, ma la strada tracciata dai Fondi territoriali e che ha dato risultati positivi non può essere trascurata. Solo che per i fondi di categoria non avendo un territorio su cui agire, se non quello nazionale e senza il supporto della Cassa Depositi e Prestiti, la cosa è più complicata. In questo caso ci vorrebbe un ruolo più attivo di Assofondipensione.
Altra strada ipotizzata è quella della creazione di un Fondo apposito di cui si parlava all’inizio, che investa nelle PMI, ma la strada tracciata dai Fondi territoriali e che ha dato risultati positivi non può essere trascurata. Solo che per i fondi di categoria non avendo un territorio su cui agire, se non quello nazionale e senza il supporto della Cassa Depositi e Prestiti, la cosa è più complicata. In questo caso ci vorrebbe un ruolo più attivo di Assofondipensione.