PEPP, i prodotti pensionistici individuali paneuropei, stanno per arrivare anche in Italia. Secondo uno studio di fattibilità commissionato dall’Unione Europea, potrebbe aumentare le dimensioni del mercato europeo della previdenza complementare fino a 700 miliardi di euro .
Pepp, acronimo inglese che sta per “paneuropean personal pension product” nascono da una proposta della Commissione europea fatta fin dal giugno 2017, prospettando la creazione e la distribuzione sul mercato di una nuova tipologia di pensione privata individuale da affiancare ai piani pensionistici individuali già disciplinati ed istituiti in ciascuno Stato membro.
Per l’Italia, l’impatto non sarà soltanto in termini di concorrenza con i prodotti nazionali esistenti, ma inciderà anche sul piano normativo e fiscale.
I PEPP potranno essere registrati in Italia a partire dal 22 marzo prossimo, ma solo se, in allora, sarà già in vigore il decreto legislativo di adeguamento della normativa italiana al regolamento europeo, a cui il MEF sta lavorando. Il decreto, comunque, va emanato entro il termine ultimo dell’8 maggio 2022.
E una svolta importante per le compagnie di assicurazione, sgr, banche e fondi pensione italiani perchè ci si troverà di fronte ad un mercato ampissimo con l’offerta di quello che è fondamentalmente un nuovo strumento di risparmio.
Per evitare una partenza più favorevole dei PEPP esteri rispetto ai fondi aperti, PIP italiani a causa del diverso regime fiscale cui i PEPP esteri potrebbero essere assoggettati (nessuna tassazione dei rendimenti finanziari in fase di accumulo, secondo lo schema EET) si dovrà necessariamente cambiare la disciplina fiscale della previdenza complementare sostituendo l’attuale regime ETT vigente in Italia (Esenzione, Tassazione, Tassazione) con il regime estero EET (Esenzione, Esenzione, Tassazione).
ETT: il modello vigente in Italia. Vengono assoggettati tassazione sia i rendimenti nel momento in cui vengono realizzati sia le prestazioni nel momento della erogazione. Esenti i contributi.
EET: la tassazione avviene nella fase dell’erogazione della prestazione. I contributi e i rendimenti sono esenti da tassazione nella fase di accumulo.
E’ fondamentale che i PEPP, sia quelli italiani che quelli esteri che apriranno un sottoconto in Italia, abbiano la stessa normativa nazionale per non creare disomogeneità con forme pensionistiche complementari italiane.
Per questo motivo Assoprevidenza chiede l’eliminazione, per tutte le forme di previdenza complementare, della tassazione dei rendimenti in fase di accumulo.