Il Fondo Nazionale Strategico (FNS) è un nuovo strumento italiano con una dotazione di 700 milioni di euro, interamente sottoscritta dal Ministero dell’economia e delle finanze e gestita da Cassa Depositi e Prestiti, volto a stimolare l’interesse degli investitori istituzionali verso le PMI quotate su Borsa Italiana.
Come investirà il Fondo nazionale Strategico
Il FNS investirà fino al 49% in fondi chiusi gestiti da SGR private, che a loro volta investiranno almeno il 70% del loro capitale in PMI quotate, con l’obiettivo di incrementare l’attrattività e la liquidità di questo segmento di mercato. A differenza dei Piani Individuali di Risparmio (PIR) focalizzati sugli investitori retail, cioè quei risparmiatori – anche imprese, società o altri enti – che non sono qualificabili come clienti professionali, ma sostanzialmente dei comuni risparmiatori che si rivolgono agli intermediario per effettuare i propri investimenti, l’FNS mira a coinvolgere investitori istituzionali e prevede meccanismi per garantire una maggiore stabilità e prevenire vendite massicce al momento della liquidazione, prevista tra il 2031 e il 2032. Gli esperti vedono nel FNS un’opportunità avvicinare le PMI al mercato dei capitali, colmando un divario storico tra la struttura economica italiana e la sua rappresentazione borsistica.
il Fondo Nazionale Strategico (FNS) punta a coinvolgere fra gli investitori istituzionali, i fondi pensione. Il FNS si propone di operare rilevando fino al 49% di fondi chiusi di nuova costituzione gestiti da SGR private, che a loro volta investiranno prevalentemente (almeno il 70%) in PMI quotate su Borsa Italiana.
La convenienza
istituzionali e prevede una quota significativamente maggiore (70%) per le PMI quotate. Questa specificità potrebbe rendere il FNS più interessante per i fondi pensione che hanno un orizzonte di investimento di lungo termine e cercano esposizione al segmento delle PMI.
In sintesi, il FNS sembra essere strutturato in modo da attrarre investitori istituzionali come i fondi pensione, offrendo loro un veicolo per investire nel segmento delle PMI italiane con un focus maggiore rispetto a precedenti iniziative come i PIR, e prevedendo meccanismi per la gestione del rischio di liquidità. La convenienza effettiva dipenderà poi dalle specifiche strategie di investimento e dagli obiettivi di rendimento di ciascun fondo pensione.
Le Piccole e Medie Imprese (PMI) sono aziende che, per dimensioni, rientrano in determinati limiti di fatturato, numero di dipendenti e totale di bilancio. I criteri possono variare leggermente a seconda del paese, ma in generale in Europa (secondo la definizione della Commissione Europea) si distinguono così:
Classificazione delle PMI (secondo l’UE)
Tipo di impresa | Dipendenti | Fatturato annuo | Totale bilancio annuo |
Microimpresa | < 10 | ≤ 2 milioni € | ≤ 2 milioni € |
Piccola impresa | < 50 | ≤ 10 milioni € | ≤ 10 milioni € |
Media impresa | < 250 | ≤ 50 milioni € | ≤ 43 milioni € |
Perché le PMI hanno difficoltà ad accedere ai finanziamenti?
Ci sono diverse ragioni, tra cui:
1. Minore capacità di fornire garanzie
- Le PMI spesso non dispongono di beni sufficienti da offrire come garanzia per un prestito bancario.
- Questo le rende meno “sicure” agli occhi delle banche.
2. Basso potere negoziale
- Le grandi aziende possono trattare condizioni più favorevoli con le banche, grazie al loro volume di affari.
- Le PMI invece hanno meno margini di manovra.
3. Maggiore rischio percepito
- Le PMI sono più vulnerabili agli shock economici, ai cambiamenti di mercato e ai problemi di liquidità.
- Per questo motivo, gli istituti finanziari possono essere più riluttanti a prestare loro denaro.
4. Costi di valutazione elevati per le banche
- Concedere piccoli prestiti richiede comunque un’analisi approfondita del rischio.
- Per una banca, analizzare una PMI può costare quanto analizzare una grande impresa, ma con un ritorno inferiore.
5. Scarsa cultura finanziaria
- Alcune PMI non sono strutturate per presentare business plan o bilanci dettagliati.
Questo può rendere difficile valutare la loro solidità e quindi ottenere fiducia da parte degli investitori o istituti di credito.
Soluzioni possibili
- Fondi pubblici e agevolazioni (es. garanzie del Fondo di Garanzia per le PMI in Italia)
- Fintech e crowdfunding come alternative al credito bancario
- Formazione finanziaria per imprenditori
- Microcredito per le microimprese
- Banche etiche o cooperative più orientate al sostegno delle realtà locali
I fondi pensione potrebbero avere convenienza a investire nelle PMI attraverso il Fondo Nazionale Strategico (FNS) ma con alcune condizioni da tenere in considerazione.
I fondi pensione sono strumenti di previdenza complementare, cioè servono ad accumulare risparmi destinati alla pensione dei lavoratori. Devono investire in modo sicuro, stabile e prudente, secondo il principio di “adeguatezza e sostenibilità” nel lungo periodo.
I fondi pensione potrebbero investire nel FNS e quindi nelle PMI per rendimenti interessanti nel lungo termine. Le PMI, soprattutto se innovative o attive in settori strategici (es. green, tech), possono generare rendimenti superiori a quelli dei titoli di Stato o mercati maturi.
Investire in PMI permette ai fondi pensione di diversificare il rischio, entrando in segmenti diversi rispetto ai classici mercati azionari e obbligazionari e che l’investimento passi attraverso il Fondo Nazionale Strategico, gestito da un ente solido come CDP, riduce il rischio diretto per il fondo pensione perché FNS può agire come una filtro e garante, selezionando le PMI più solide scongiurando eventuali perdite.
Allineamento con obiettivi ESG e supporto all’economia reale
Molte PMI supportate dal FNS operano in settori green, sociali, innovativi, che rispondono ai criteri ESG (ambientali, sociali e di governance), ormai centrali per gli investitori istituzionali e poi c’è una valenza etico-economica: i fondi pensione che investono in PMI italiane aiutano a rafforzare il tessuto produttivo nazionale. Una scelta coerente con la loro natura di investitori istituzionali pazienti.
Ma ci sono anche rischi e limiti
1. Rischio di illiquidità
– Investire in PMI (non quotate) significa bloccare capitali per lunghi periodi, senza la possibilità di venderli facilmente perché i fondi pensione devono garantire la liquidità per pagare le pensioni: questo può essere un ostacolo.
2. Rendimento incerto
– Le PMI sono più vulnerabili alle crisi economiche e anche con l’intermediazione del FNS, non tutti i progetti potrebbero rendono bene, infine i fondi pensione devono rispettare regole stringenti (imposte dalla *COVIP (l’autorità di vigilanza), che limitano la quota di investimenti in strumenti alternativi o non quotati.
Insomma, c’è una convenienza potenziale a investire nelle PMI tramite il FNS soprattutto per i fondi grandi e strutturati, con portafogli ben diversificati e un orizzonte di lungo periodo, però serve un equilibrio tra rendimento, rischio e liquidità e serve anche un quadro normativo chiaro che favorisca questi investimenti senza compromettere la sicurezza delle prestazioni future.