Il 17° Mercer CFA Institute Global Pension Index (MCGPI) annuale posiziona il sistema pensionistico italiano al 37 posto dopo Taiwan e Tailandia, seguito da Austria e Turchia. Ma le cose stanno esattamente così?
Mercer, un’azienda leader di investimenti sanitari e pensionistici per i loro dipendenti, e CFA Institute, l’associazione globale dei professionisti degli investimenti, hanno pubblicato oggi il 17° Mercer CFA Institute Global Pension Index (MCGPI) annuale.
I sistemi di reddito pensionistico dei Paesi Bassi, dell’Islanda, della Danimarca e di Israele hanno mantenuto il loro grado A nel 2025. Per la prima volta, Singapore ha ricevuto un voto A, l’unico paese in Asia a ottenere la valutazione.
In un contesto di crescente incertezza a livello globale, la crescita e l’entità degli attivi dei fondi pensione spingono sempre più i governi a cercare modi per incanalare parte di questo capitale verso le priorità nazionali. L’indice di quest’anno esplora come gli interventi pubblici possano avere conseguenze inaspettate e suggerisce otto principi su come i governi possono bilanciare al meglio gli interessi dei partecipanti ai piani pensionistici privati e le priorità nazionali più ampie.
Poiché le persone vivono più a lungo e i mercati del lavoro cambiano, i governi devono adattare i sistemi pensionistici tuttavia, la riforma delle pensioni non è mai semplice. Valutare i possibili risultati è essenziale, motivo per cui i datori di lavoro, i governi e i fondi pensioni dovrebbero avere voce in capitolo per la definizione di sistemi pensionistici più sostenibili economicamente.
Come chiarisce l’Indice, lo scopo centrale delle pensioni deve rimanere quello di garantire un reddito pensionistico adeguato. I sistemi pensionistici funzionano meglio quando bilanciano l’innovazione e le priorità nazionali con la responsabilità duratura di servire gli interessi degli investitori finali.
I governi di tutto il mondo hanno a lungo svolto un ruolo nel plasmare il modo in cui investono i fondi pensione privati, imponendo linee guida per proteggere i pensionati o incoraggiando il settore pensionistico a sostenere gli obiettivi economici nazionali. Paesi come il Regno Unito, il Canada, l’Australia e la Malesia hanno recentemente incoraggiato i fondi pensione a sostenere le infrastrutture e l’innovazione nazionali. Nel frattempo, in altri paesi, continuano i dibattiti sull’opportunità di costringere i fondi pensione a considerare fattori ambientali, sociali e di governance invece di concentrarsi esclusivamente sulla performance finanziaria nelle decisioni di investimento.
Le pensioni per la vecchiaia migliorano su scala globale
I paesi che hanno ottenuto punteggi dell’indice superiori a 80 hanno ottenuto un voto A. Questi paesi offrono un solido sistema di reddito pensionistico che offre buoni benefici, è sostenibile e ha un alto livello di integrità.
L’Indice utilizza la media ponderata dei sottoindici di adeguatezza, sostenibilità e integrità. Per ogni sottoindice, i sistemi con i valori più alti sono stati il Kuwait per l’adeguatezza, l’Islanda per la sostenibilità e la Finlandia per l’integrità.
Sorprendentemente, otto sistemi pensionistici hanno migliorato il loro grado dell’indice quest’anno e nessun sistema è stato declassato. Ciò dimostra che il reddito pensionistico sta migliorando su scala globale, un risultato di fondamentale importanza poiché le persone vivono più a lungo e i tassi di natalità continuano a diminuire.
L’MCGPI confronta i sistemi di reddito pensionistico in tutto il mondo e suggerisce possibili aree di riforma che fornirebbero prestazioni pensionistiche più adeguate e sostenibili con un alto livello di integrità. Quest’anno mette a confronto 52 sistemi di reddito pensionistico, tra cui quattro nuovi paesi – Kuwait, Namibia, Oman e Panama – e copre il 65% della popolazione mondiale.
Il Trattamento di fine rapporto non considerato ai fini del calcolo dell’Indice Mercer
Tutti i paesi considerati, tranne l’Italia non hanno il Trattamento di fine rapporto.
Includendo il Tfr nell’indice, l’Italia si classificherebbe nelle prime 10 posizioni. Perché pur essendo il TFR salario differito, in effetti è un’integrazione previdenziale.
Strano destino il TFr, perché quando si tratta di classifiche sull’adeguatezza e sostenibilità, viene escluso dal computo perché non ritenuto elemento pensionistico. Quando si tratta di confrontare la spesa pensionistica italiana con il Pil, il prodotto interno lordo, allora viene incluso, aumentando così il costo della spesa. Oggi il rapporto Pil/pensioni è circa del 17% secondo l’Ocse, troppo alta e quindi da diminuire. Se escludiamo il TFR la spesa per pensioni diminuirebbe per lo stesso importo, facendo forse scendere il r apporto a quel 15% ritenuto ottimale.

