All’interno del Documento di Economia e Finanza appena presentato dal governo c’è nuovamente la possibilità del taglio delle pensioni di reversibilità che spaventa soprattutto le 47000 vedove casalinghe sprovviste di altri redditi. finora la pensione di reversibilità era appunto una misura «previdenziale», dovuta perché costruita con i contributi versati dal lavoratore nel corso degli anni. Con la riforma diventerebbe «assistenziale», e correlata ai mezzi di cui dispone il beneficiario.
Il governo o una sua parte intende ancorare la reversibilità (ma anche assegno sociale, integrazione al minimo, maggiorazione sociale del minimo, assegno per il nucleo con tre figli minori) al reddito calcolato con il meccanismo dell’Isee, che tiene conto anche di eventuali patrimoni finanziari e immobiliari. In altre parole, la vedova casalinga cui il coniuge ha lasciato in eredità qualche immobile e dei Btp – rischia di dover dire addio all’assegno. Nella delega del progetto sulla lotta alla povertà si parla di «razionalizzazione delle prestazioni», che significa generalmente riduzione. Il ministro del Lavoro Poletti ha subito precisato che non è vero niente perché si tratta di “una svista tecnica”. Si vedrà quando il testo definitivo sarà pronto.